Un approccio innovativo al problema dei senza tetto, il caso di “Casa Triest” a Gent

Un altro dei tanti risvolti drammatici della crisi: chi perde il lavoro, non è detto non perda anche un tetto. Dal 2008 il numero dei senza fissa dimora è aumentato vertiginosamente. Lo sa bene chi lavora con loro ogni giorno, come in questa struttura nella cittadina belga di Gent. Werner Vande Weghe, manager di Casa Triest: “Negli ultimi sei anni, il numero delle persone che sta qui è aumentato da 50-60 a settimana fino a 850 a settimana”.
La Federazione europea che raggruppa le associazioni come questa ha studiato i trend del 2012: il fenomeno è aumentato in 15 Paesi europei, soprattutto in quelli maggiormente colpiti dalla crisi.
Ruth Owen, responsabile a FEANTSA (Federazione europea delle organizzazioni che lavorano per i senza tetto): “Chi possiede una casa prima non sarebbe stato considerato a rischio, ora è vulnerabile a causa del numero crescente di sfratti e di pignoramenti”.
La strategia di recupero passa, ancora prima che tramite il lavoro, attraverso la casa, prima priorità per gli ospiti di casa Triest.
Nathalie Maertens, lavoratrice sociale al Servizio Welfare di Gent: “Diamo loro il diritto di vivere in una casa, di possedere un’abitazione, perché la casa è un paradiso dove tornare la sera, dove lavorare e risolvere tutti i problemi. E anche dove invitare gli amici e i familiari, per riprendere i contatti sociali”. Così come è stato per Wildried Bodino, che è ancora alla ricerca di un lavoro ma che da oggi, almeno, avrà una casa. Wilfried Bodino, ospite di casa Triest: “Ieri ho ricevuto le chiavi del mio appartamento sociale. Nel pomeriggio, sposterò le mie cose con degli amici, le sistemerò in casa e poi dipingerò e comprerò qualcosa. E poi si vedrà”.