Durante il lockdown, le persone senza dimora girovagavano per le città vuote, ma grazie all'impegno degli operatori i diversi servizi, a loro dedicati, hanno tenuto
Un letto, un comodino, una presa elettrica per il cellulare, un appendiabiti, un cassetto dove riporre le foto dei propri cari. Questo è tutto quello che desiderava Arturo quando, giunto al Binario 95 durante il lockdown, ha detto: “Ma io una casa non ce l’ho… dove vado?”.
E così, mentre quasi nessuno metteva il naso fuori, spesso neanche per fare la spesa, intasando social network e siti di e-commerce, come lui migliaia di senza fissa dimora girovagavano per le città vuote, non potendo neanche essere accolti dai (mai abbastanza) centri solidali, anch’essi “CHIUSI PER COVID” alle nuove accoglienze, non avendo ancora strumenti validi per certificare la “non contagiosità” di chi arrivava dalla strada, e in assenza di sufficienti luoghi per poter garantire una quarantena.
Ma i servizi hanno tenuto, nonostante tutto, grazie all’impegno inarrestabile degli operatori, applicando le massime misure di prevenzione, distanziamento, tutela di ospiti e lavoratori, e continuando così a operare a pieno ritmo. Tra questi molti dei 18 Help Center della rete ONDS, l’Osservatorio nazionale della solidarietà nelle stazioni, un progetto di FS Italiane realizzato in partenariato con Anci e Terzo settore. Tra questi il Binario 95, alla stazione di Roma Termini, che proprio ad Arturo è riuscito, durante questo periodo così difficile e unico, a garantire una casa, una famiglia, una dignità.