Veneto, Marche ed Emilia Romagna: sono queste le prime tre regioni italiane in cui gli immigrati si sono meglio integrati


Pubblicato il 22.03.2006 in News Sociale

Il Cnel presenta il quarto rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia. 

Lo rivela il quarto "Rapporto sugli indici di integrazione degli immigrati in Italia" presentato stamane dal Cnel. Curato dall'équipe del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes il rapporto stila la propria classifica sulla base di tre fattori: la consistenza della presenza, la stabilità sociale e l’inserimento lavorativo. Tra le prime dieci regioni spiccano Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, sesta in graduatoria; sempre tra i top ten anche Piemonte, Umbria ( che sostituisce il Lazio), Valle d’Aosta (che subentra alla Liguria) e, nella fascia media, la Toscana. È la Campania il fanalino di coda di questa classifica. Guardando dunque l’Italia con la lente d’ingrandimento di questo studio si tracciano confini nuovi: maggiore integrazione nell’arco che inizia dalle regioni del Nord Est, includendole tutte, abbraccia quasi tutto il Nord Ovest (Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) lambisce la Toscana e piega verso l’Adriatico coinvolgendo l’Umbria e le Marche;  media capacità d’integrazione lungo una linea trasversale che unisce alcune regioni tirreniche del Centro-Nord (Liguria, Toscana e Lazio) e quelle adriatiche del Sud (Abruzzo e Puglia, ad esclusione del Molise) e comprende la Sardegna; infine il livello più basso nell’arco che abbraccia tre mari (Adriatico, Ionio e Tirreno) e, partendo dal Molise, include la Campania, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia. Una fotografia che secondo gli osservatori fa emergere una più intensa "capacità di polarizzazione nelle aree ad industrializzazione diffusa, con un grande fabbisogno di manodopera immigrata da parte soprattutto delle piccole imprese, e anche una notevole capacità di intervento a sostegno di questa presenza aggiuntiva da parte degli enti locali".

Regione “di punta” del ricco e produttivo Nord Est, il Veneto nel 2003 ha registrato un tasso regionale di disoccupazione tra i più bassi in Italia (3,4% contro la media nazionale dell’8,7%) e il fabbisogno di manodopera straniera delle aziende è stato consistente: una nuova assunzione su cinque a tempo indeterminato ha riguardato un immigrato. Non a caso è veneta anche la prima provincia di tutta Italia nella classifica stilata dal Cnel: Treviso. E l’eccellenza tocca anche altre province della regione: Vicenza si colloca nella fascia massima e trovano spazio nella fascia alta tutte le altre province venete, eccetto Rovigo. “Colpisce il secondo posto delle Marche – sottolinea il rapporto - , regione di medie dimensioni dell’Italia centrale, che precede le altre regioni del Nord Est e due grandi regioni del vecchio triangolo industriale del Nord Ovest, quali la Lombardia e il Piemonte”. La Regione ha fatto rilevare un elevato tasso di attività ed ha dimostrato una maggiore propensione alle iniziative imprenditoriali, la disoccupazione è giunta a livello minimale, rilevante infine il ruolo delle industrie di trasformazione. “Dinamiche positive” che tra il 2000 ed il 2003 hanno contraddistinto principalmente le province di Macerata e Pesaro-Urbino, riverberandosi  anche su quella di Ancona, segnalata “per un minor tasso di disoccupazione complessiva, per l’elevato fabbisogno di manodopera immigrata, per la vitalità del mercato occupazionale, per l’entità della retribuzione media annua pro capite dei lavoratori stranieri”. Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino si trovano rispettivamente al 13°, 18° e 27° posto. Al terzo posto l’Emilia Romagna, terza anche tra le regioni italiane per numero di immigrati e per la loro incidenza sulla popolazione complessiva (6,5%). Rappresenta infatti nel panorama nazionale “uno dei territori di approdo stabile più appetibili per la popolazione immigrata”: il dossier segnala in particolare il “notevolissimo tasso di scolarizzazione dei giovani immigrati in età da scuola media superiore e il tasso di devianza ridottissimo (terza regione per esiguità di coinvolgimento, con appena 4,3 denunciati ogni 100 soggiornanti nel 2003)”.

Tra le altre regioni il Friuli Venezia Giulia riporta il punteggio più alto nell’inserimento sociale e vede Pordenone al secondo posto tra tutte le province attestandosi anche come il contesto a più ridotta disoccupazione in regione (2,6%). Il Trentino Alto Adige realizza la migliore performance nell’inserimento lavorativo, grazie al ridotto tasso di disoccupazione (2,4%), che equivale in pratica ad un regime di piena occupazione (con il valore più basso, pari al 2,0%, a Bolzano, provincia in terza posizione per quanto riguarda la disoccupazione dopo Lecco e Bergamo, rispettivamente con l’1,3% e l’1,9%). Trento riesce a collocarsi nella fascia alta della graduatoria dell’integrazione, mentre Bolzano, distaccata di circa 50 punti, è la prima provincia della fascia media. Il Piemonte, che guida il secondo gruppo delle regioni classificate nei primi dieci posti, è rappresentato nella fascia alta dalle province di Biella, Vercelli, Cuneo, Alessandria e Novara, tutte con più di 1.000 punti; l’Umbria, sale dal 15° all’8° posto rispetto al precedente Rapporto sull’integrazione, e ha Perugia nella fascia alta e Terni in quella media.  La Toscana, seppure decima in graduatoria, riesce ad inserire non solo la provincia di Prato nella fascia massima, ma anche Siena (prima di Milano), Arezzo e Pistoia nella fascia alta.


Autore: cch
Fonte: Redattore Sociale