Usa, in crescita la povertà


Pubblicato il 07.11.2011 in News Sociale

 

Il 6,7% della popolazione americana, secondo le autorità, è da considerare "poverissimo". Una piaga che si estende e cambia la geografia sociale del Paese.


I poveri più poveri in America sono sempre di più. Nuovi dati dell’ufficio censimento rivelano che 20.5 milioni di abitanti, ovvero il 6.7% della popolazione, è considerata parte del gruppo di persone che vive ad un livello inferiore del 50% della soglia di povertà. 

Secondo i dati del 2011 è considerato poverissimo chi guadagna meno di 5,445 dollari l’anno (3,948 euro). Per una famiglia di quattro persone se le entrate non superano gli 11,175 dollari (8,102 euro). La soglia di povertà vera e propria è considerata un salario individuale di 10,890 dollari (7,896 euro) e un’entrata di 22,350 dollari (16,204) per una famiglia di 4 persone.     

Questo quadro drammatico non tiene conto dei buoni pasto che i meno abbienti ricevono. Anche se questi buoni aiutano le famiglie con bambini piccoli, non va dimenticato che per gli anziani è comunque difficile arrivare alla fine del mese per via delle spese supplementari provocate dai tagli all’assistenza sanitaria in teoria garantita a chi ha piu’ di 65 anni.     

Il 6,7% di superpoveri riportato questo anno è il tasso più alto mai stato registrato nei 35 anni di esistenza del Censimento. È comunque dal 2007 che in 40 Stati della federazione americana, compreso il Distretto di Columbia, ovvero Washington la città sede del Governo, si registra un graduale aumento della povertà più avanzata.     

La mappa della povertà in America: più scure le zone con la maggior percentuale di poveri.

Il posto in Usa dove è più alta la percentuale di poverissimi è il Distretto di Columbia (10,7% della popolazione) seguito da Mississippi e New Mexico. In Nevada i dati sono particolarmente preoccupanti: i poverissimi sono aumentati dal 4.6% al 7%.     

L’estrema povertà continua da qualche anno a essere presente nelle zone industriali del MidWest in città come Detroit e Grand Rapids in Michigan o Akron in Ohio dove il declino dell’industria manifatturiera ha coinvolto migliaia di famiglie. Nuove sacche di massima povertà sono state registrate in aree urbane tipo Las Vegas in Nevada, Riverside in California e Cape Coral in Florida dove il crollo del mercato immobiliare ha impoverito non soltanto chi deve pagare mutui per case che hanno perso metà del valore, ma anche tutti gli addetti del settore costruzioni che sono senza lavoro. Molti disoccupati in queste zone sono anche ex dipendenti del settore turistico.   

Un dato interessante riguarda l’avvicendamento nei ghetti abbandonati dalla popolazione di colore che si sposta in zone migliori e lascia il posto ai nuovi poveri, gli immigrati latino americani. Perlopiù si tratta di famiglie dove il padre è operaio del settore costruzioni ed ha perso il lavoro. La madre, quasi sempre donna a ore delle pulizie, è parimenti senza lavoro per via della crisi che ha colpito i "colletti bianchi" che non si possono più permettere la colf.

 


Autore: Mariuccia Chiantaretto