Lo promuove il Comune capitolino per favorire l’integrazione sociale delle comunità rom (soprattutto rom rumeni) nella capitale.
“Questo modello parte dalle reali competenze che qui ed ora le Comunità Rom/Sinte hanno acquisito. Un patrimonio di professionalità e saperi perlopiù acquisito in attività finora svolte in modo irregolare o per l’autoconsumo”, commenta l’Opera nomadi Lazio, riferendosi alle attività di raccolta dei rifiuti ferrosi e ingombranti, alle attività legate all’igiene ambientale, alla produzione di abbigliamento e accessori tradizionali e al commercio che a Roma, l’Opera Nomadi e la Cooperativa Sociale Phralipè-Fraternità, in stretto rapporto e collaborazione con l’Amministrazione Comunale e Provinciale (in particolare gli Assessorati delle Politiche Sociali, del Lavoro e dell’Ambiente), con l’Ama e altre associazioni del terzo settore. Lo sportello, in via Alessandro della Seta 20, viene gestito dall’Opera Nomadi su determinazione dirigenziale del Comune di Roma XIV Dipartimento. “Una realtà voluta dal Comune di Roma per contrastare il problema della emarginazione e forte disoccupazione di queste comunità e sostenuta dagli Assessori Carrozza e Milano e che ha prodotto molti inserimenti lavorativi di Rom e Sinti nei settori dell’ambiente e del commercio e che si spera che al più presto darà molti frutti anche nel settore dello spettacolo, dell’abbigliamento e dell’artigianato tradizionale”.
Tra i progetti e le iniziative sviluppate dal Comune di Roma e dall’opera Nomadi rispetto all’avviamento al lavoro, figurano la raccolta di rifiuti ingombranti, la manutenzione di aree verdi e pulizie (in particolare accanto ai cassonetti), i Romanò Pijats (mercati rom che accolgono le produzioni artigianali in rame, bonzai, abbigliamento, oggettistica e bigiotteria varia). Opera nomadi auspica: “Affinché i Romanò Pijats decollino è fondamentale che siano varati dei provvedimenti di regolarizzazione di tali attività attraverso apposite delibere che ne consentano l’attività mercatale e la continuità nel tempo. Inoltre dopo questo periodo di sperimentazione passare alla costruzione di Romanò Pijats cittadini dove alla vera e propria attività mercatale siano affiancate attività culturale (danza, musica, spettacolo viaggiante, dimostrazioni di cucina tradizionale, predizione della ventura ecc.)”. Da ricordare anche i laboratori di maglieria e sartoria (ne sono un esempio le sfilate delle sartorie Rom ad AltaRoma) che necessitano però di punti vendita come sbocchi alle produzioni. Altra attività: quella dello spettacolo viaggiante (le giostre sinte) e di musicista/artista di strada (la Francia ha individuato alcuni punti fisici dove è autorizzata; a Roma potrebbe essere regolarizzata attraverso un albo comunale e la concessione di spazi). Importanti anche la formazione e impiego dei mediatori di comunità in diversi ambiti (Scuola, Sanità, Avviamento al lavoro, mediazione culturale, Habitat, Sicurezza sociale e diritti delle minoranze), da impiegare in tutti i settori sociali.
Per quanto riguarda il reinserimento sociale dei detenuti ed ex detenuti, Opera Nomadi e cooperative sociali sono attive da tempo nell’accoglienza di coloro che possono usufruire di misure alternative al carcere e nel loro impiego soprattutto come mediatori linguistico-culturali nei progetti sanitari, negli Uffici di Consulenza Legale, nei Romanò Pijats, nella scolarizzazione dei minori e nell’alfabetizzazione degli adulti. Da 10 madri romrià detenute a Rebibbia sono state inoltrate istanze al Tribunale di Sorveglianza per un loro inserimento organico e remunerato nella sartoria romanì che l’Opera Nomadi sta allestendo in Via Alessandro della Seta 20. “Essenziale per quanto riguarda i processi di avviamento al lavoro è la conoscenza innanzitutto dell’identità del popolo dei Rom, Sinti e camminanti ed il rispetto di essa - conclude l’Opera nomadi Lazio -. La concezione particolare del tempo e dello spazio che queste Comunità hanno devono essere viste come ricchezza e opportunità di avviamento al lavoro (attraverso forme particolari di autoimprenditorialità e flessibilità). Non vanno viste come un ostacolo. Lo dimostrano sia le attività tradizionali dell’economia che oramai centinaia di capifamiglia Rom/Sinti svolgono, sia i processi di cooperazione sociale e di autoimprenditorialità che si sono sviluppati”.