Una ''rete'' contro la mendicità infantile, un fenomeno considerato ''inaccettabile''


Pubblicato il 06.07.2007 in News Sociale

I dati del sondaggio di Cives su 3.000 romani: quasi il 78% nell'ultimo mese ha visto un bambino accattonare e il 33,5% gli ha dato soldi. Per il 73% si tratta di rom. L'europarlamentare Angelilli (An) incontra le associazioni.
 
Dalla dispersione scolastica alla mendicità nelle strade fino ai fenomeni di pedofilia. Gli abusi sui bambini e la violazione dei loro diritti sono stati oggetto oggi di una riflessione che ha visto impegnate la parlamentare europea di An, Roberta Angelilli e i rappresentanti delle maggiori organizzazioni che si occupano di minori disagiati: Caritas, Comunità di Sant'Egidio, Centro Astalli, Opera Nomadi, Telefono Azzurro, Arci, oltre al magistrato Margherita Gerunda.  Durante l'incontro, incentrato in particolare sul fenomeno della mendicita' infantile, sono stati presentati i dati di un sondaggio condotto dal Centro studi Cives su 3.000 romani.

Secondo l'indagine, l'85% degli intervistati é a conoscenza del fenomeno, mentre il 70% lo considera inaccettabile. Il 76,5% del campione si dichiara disposto a denunciare casi di sfruttamento ma "non sa a chi rivolgersi". Il 77,9% dice che nell'ultimo mese almeno un bambino ha chiesto l'elemosina, e solo il 33,5% ha allungato qualche moneta nelle mani del piccolo. Il 63,4% afferma che il bambino chiedeva l'elemosina durante l'orario scolastico e il 73% sa che la maggior parte dei bambini che chiede soldi in strada e' di origine rom.

E se l'europarlamentare Angelilli sottolinea "l'importanza di creare una rete confrontando le diverse esperienze delle associazioni perche' ogni bambino costetto a mendicare diventera' con tutta probabilita' un adulto che entra nel circolo dell'illegalita", i rappresentanti delle associazioni mettono l'accento sull'importanza della scolarizzazione evidenziando, come fa Sergio Giovagnoli dell'Arci, che "quando le famiglie rom vivono in case o campi piccoli e ben attrezzati il tasso di frequenza scolastica dei bambini e' pari a quello dei minori italiani". Diverso é il discorso per i campi più grandi e meno controllabili. E a questo punto le associazioni non possono non far riferimento al progetto dell'amministrazione comunale di realizzare quattro Villaggi attrezzati fuori città. "Perché gigantificare i campi? - chiede Paolo Morozzo Della Rocca, della Comunità di Sant'Egidio - Così la vita dei rom rischia di diventare più difficile e il campo di trasformarsi in un ghetto. Perché ad esempio mettere i campi lontani dalle scuole e dai centri urbani? Una scelta del genere non facilita l'integrazione".

Del resto, continua Della Rocca, "il popolo rom é un popolo in crisi, i cui mestieri non sono più proponibili: l'allevatore di cavalli, l'artista di strada. E' necessario cambiare le norme sull'apolidia e prendere coscienza che la legge sulle minoranze in Italia non comprende i nomadi. L'approccio istituzionale e' caratterizzato da un misto di repressione e rassegnazione, mentre i minori devianti hanno bisogno di interventi di giustizia civile che mancano completamente". Per il procuratore Gerunda, che lavora a Frosinone ma é stato fino a 3 anni fa sostituto procuratore generale a Roma, "é necessario eliminare la dipendenza di questi bambini dalla cultura che li vede come materiale di seconda categoria e un peso per la famiglia. Quindi, ove necessario, allontanarli dalla stessa".
 

Redattore Sociale


Autore: Agenzia Dire