Povertà, mancanza di lavoro, di casa, di relazioni. Nessun pianeta della sofferenza è sconosciuto agli abitanti della Casa della Carità, che in un anno di attività ha accolto 267 persone di 46 nazionalità.
Emarginazione, povertà, mancanza di lavoro, di casa e di relazioni. Nessun pianeta della sofferenza è sconosciuto agli abitanti della Casa della Carità "Angelo Abriani", l'istituzione voluta dal cardinal Martini, che in un anno di attività ha accolto 267 persone di 46 nazionalità. In occasione del suo primo compleanno la Casa della Carità invita la città ad una settimana di incontri ed eventi per conoscere meglio le sue attività e i valori che le animano, fondati su una cultura della carità lontana dal pietismo e dall'assistenzialismo. Nell'arco di dodici mesi, la struttura di via Brambilla 8 a Milano ha ospitato 119 uomini, 90 donne e 58 minori, di cui 67 italiani e 200 stranieri. La nazionalità più rappresentata è quello rumena, con 100 unità (tra cui i nomadi sgomberati il 29 giugno scorso dal campo nomadi di via Capo Rizzuto; ndr). Al 31 ottobre 2005 gli ospiti presenti nella Casa erano 129.
Incontrando i giornalisti il direttore della Casa, don Virginio Colmegna, ha ripercorso le attività dell'anno appena trascorso partendo dal rapporto con il quartiere Adriano, considerato tra i più difficili della città. "All'inizio siamo stati accolti con diffidenza - ha raccontato don Colmegna -. Prendavamo il posto di una scuola e forse la gente avrebbe preferito avere un altro istituto scolastico". La gente del quartiere, poi, temeva che la nuova struttura potesse diventare il ricettacolo di disagiati ed emarginati, con possibili ripercussioni sulla quiete del quartiere. Ma nel giro di pochi mesi il rapporto con gli abitanti è andato migliorando, trasformandosi in una solida collaborazione. Oggi parrocchie, scuole ed associazioni della zona si riuniscono presso la Casa della carità e la maggior parte dei volontari sono gente del quartiere.
Don Colmegna ha poi ricordato il lavoro con le persone emarginate, molte delle quali hanno avuto un fattivo cambiamento di vita, passando dalla strada e e dal circuito dell'assistenzialismo ad una rinascita fatta di rincongiungimenti alla famiglia, di casa e di lavoro. Un miracolo reso possibile anche grazie alla tensione alla bellezza che accompagna gli operatori della Casa della carità: come ha sottolineato don Colmegna, "accogliere le persone in un ambiente curato, pulito e in ordine le fa sentire in una vera casa". Un approccio che la Fondazione ha cercato di restituire alla città, attraverso le proposte culturali e i corsi dell'Accademia della Carità, pensati per dimostrare che "anche nei luoghi dei confini si può fare cultura".
Per celebrare il primo anno di attività la Casa della Carità ha organizzato numerose iniziative aperte al pubblico nella settimana dal 20 al 27 novembre. Il programma delle iniziative è consultabile collegandosi al sito casadellacarita.org.