Un problema delle imprese sociali? Lo scarso ''appeal'' sulla società


Pubblicato il 14.06.2007 in Eventi

Al convegno dell'Isfol la riflessione dell'economista Vittorio Pelligra e di altri studiosi. Porcaro (ministero Solidarietà sociale): ''Il passaggio più delicato riguarderà la riforma del Codice civile''. Annunciate novità in finanziaria.
 
Nel corso del convegno-seminario organizzato a Roma dall’Isfol sul “Coinvolgimento di lavoratori e stakeholder nelle imprese sociali” sono emersi parecchi spunti per un discorso giuridico e politico sull’impresa sociale, una istituzione che nonostante la sua ormai trentennale storia (almeno per quanto riguarda l’Italia) non ha ancora una sua effettiva e specifica definizione formale. Durante il seminario promosso e coordinato da Antonello Scialdone, dirigente dell’Area Politiche Sociali e pari opportunità dell’Isfol, sono stati affrontati sia gli aspetti teorici (sia dal punto di vista giuridico, sia da quello economico e sociologico) sia gli aspetti pratici, ovvero l’analisi delle esperienze da cui si possono trarre possibili lezioni e generalizzazioni. Sono stati per esempio citati i casi della Granarolo (con il suo modello partecipativo multistakeholder), quello di Trambus, l’azienda di trasporti pubblici del Comune di Roma e quello del progetto Etica e imprese, promosso dai sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil e dalla Regione Toscana.


A proposito della definizione concettuale di impresa sociale molti sono stati gli spunti di riflessione. Il giovane professor Vittorio Pelligra, economista, docente a Cagliari e all’Università di Milano Bicocca, ha introdotto per esempio un tema che in genere viene abbastanza trascurato, ovvero quello dello scarso “appeal” (economico e culturale) che le imprese sociali trasmettono nella società. Chi si assume l’onere della cura, secondo Pelligra, viene considerato meno di altri che fanno altre cose. Estremizzando un po’ il concetto l’economista ha paragonato le imprese sociali al lavoro delle donne e degli schiavi nelle società arcaiche. Siccome ci si occupa della cura, non si è considerati nella società e nel mercato. Al contrario le imprese sociali potrebbero svolgere (e già parzialmente svolgono) un ruolo cruciale. A proposito infatti di stakeholder, ovvero di portatori di interessi, sono proprio le imprese sociali le più adatte nel coinvolgimento degli utenti, i fruitori dei servizi. Gli utenti, secondo Pelligra, diventano protagonisti dell’impresa quanto i lavoratori della medesima. Nel corso del seminario sono stati affrontati poi anche gli aspetti problematici che derivano dalle esperienze concrete, come quello relativo, per esempio, a una confusa definizione dei ruoli e della divisione del lavoro e alla sovrapposizione tra lavoro di tipo tradizionale (spesso sottopagato) e volontariato. Degli aspetti più legati al lavoro ne ha parlato per esempio Stefano Daneri, della Cgil nazionale.


Ma a che punto siamo dal punto di vista politico e giuridico a proposito della definizione delle nuove regole sull’impresa sociale? Alla domanda, in conclusione di una lunga giornata di dibattito i cui atti saranno pubblicati integralmente dall’Isfol, ha risposto Mimmo Porcaro, capo della segreteria tecnica del ministero della Solidarietà Sociale. Secondo Porcaro, anche se l’impresa sociale è il luogo dell’ambiguità quasi per definizione, è comunque un elemento su cui puntare all’interno di un più generale ripensamento del concetto di “utile” nel non profit. Il governo in carica ha deciso di valorizzare in generale il Terzo Settore e promuovere sia il volontariato, sia l’impresa sociale. Ma i processi, come ha spiegato Porcaro durante il seminario dell’Isfol, non sono affatto lineari. Da una parte il ministero della Solidarietà Sociale è riuscito a far passare l’idea di un finanziamento per l’impresa sociale, ma non si è riusciti – per esempio – a far passare il concetto dell’impresa sociale legate ai processi di innovazione. Uno dei problemi che hanno ostacolato questo tentativo è legato al fatto che le imprese sociali (di cui pure si riconosce il valore di azione nel sociale) non hanno avuto ancora la capacità di mettersi in rete, cosa che fa perdere loro parecchi punti sul piano dei processi innovativi.


Porcaro ha spiegato poi che si sta cercando di mettere mano – più in generale – a tutte le leggi che riguardano il Terzo Settore, il volontariato, l’impresa sociale. Il passaggio più delicato – conferma il capo della segreteria tecnica del ministero della Solidarietà Sociale – riguarderà la riforma del Codice Civile, nella parte che tratta di imprese sociali, fondazioni, cooperative. Porcaro ha annunciato che nella prossima legge finanziaria per il 2008 potrebbe essere inserita una parte sulla fiscalità di vantaggio per l’impresa sociale, mentre si sta mettendo a punto un nuovo sistema di monitoraggio e controllo del settore. In questo contesto si inserisce il discorso dell’Authority. Si tratta di definire bene i suoi ruoli, a spiegato Porcaro, anche perché dovrà essere un’autorità di controllo del settore , ma non può essere pensata come un’autorità di controllo delle politiche sociali e del welfare. Infine Porcaro ha introdotto spunti di riflessione, riprendendo i vari interventi che ci sono stati durante il seminario,  a proposito del concetto di stakeholder come soggetto portatore di interessi nella società, come per esempio i fruitori dei servizi sociali. Non è facile semplificare, ha detto Porcaro, anche perché in molti casi gli stakeholder non sono immediatamente presenti e bisogna andarli a cercare. Non è dunque banalizzabile il discorso della partecipazione, che è quella cosa (ha detto Porcato citando una frase del sociologo Enrico Pugliese) che “non si mangia”.

 

Redattore Sociale


Autore: pan