Eurostat: il 23% sono persone in età da lavoro e il 20% anziani. Le percentuali (i dati si riferiscono all’anno 2010) sono registrati in Bulgaria (42%), Romania (41%), Lettonia (38%)
Secondo i dati resi noti oggi da Eurostat, l’Ufficio statistico della Commissione europea, il 23% della popolazione dell’Ue è “a rischio di povertà o di esclusione sociale”. Più concretamente, questo significa che 115 milioni di persone sono esposte ad almeno uno dei seguenti fattori: rischio di povertà, deprivazione materiale grave, famiglie a bassissima intensità di lavoro. Le percentuali più alte di persone minacciate dalla povertà o dall’esclusione sociale (i dati si riferiscono all’anno 2010) sono stati registrati in Bulgaria (42%), Romania (41%), Lettonia (38%), Lituania (33%) e Ungheria ( 30%). Le più basse in Repubblica Ceca (14%), Svezia e Paesi Bassi (15%) e in Austria, Finlandia e Lussemburgo (17%). In Italia la percentuale di persone a rischio è del 25%. Guardando separatamente ciascuno dei tre elementi che definiscono il rischio di povertà o di esclusione sociale, troviamo che il 16% della popolazione UE è a rischio di povertà dopo aver tenuto conto dei trasferimenti sociali. In altre parole, il loro reddito disponibile è inferiore al 60% del reddito mediano nel loro paese di residenza abituale. Tale rischio è più alto in Lettonia, Romania, Bulgaria e Spagna (21%) e più basso nella Repubblica Ceca (9%), Paesi Bassi (10%), Austria, Slovacchia e Ungheria (12%). In Italia il rischio di povertà riguarda il 18% della popolazione.
Per quanto riguarda invece la condizione di “grave deprivazione materiale”, 8% della popolazione UE hanno una vita “limitata dalla mancanza di risorse”, come ad esempio il fatto di non poter pagare le bollette, riscaldare adeguatamente le proprie case, o prendere una settimana di vacanza. La percentuale di persone in gravi condizioni di privazione materiale varia notevolmente da uno Stato all’altro: dal 1% di Lussemburgo e Svezia fino ad oltre il 30% in Bulgaria e Romania. In Italia questa condizione riguarda il 7% della popolazione. Per quanto riguarda infine l'indicatore di “bassa intensità di lavoro”, il 10% della popolazione UE di età compresa tra 0 a 59 anni vive in famiglie in cui gli adulti utilizzano meno del 20% del loro potenziale di lavoro. Le più alte percentuali di persone che vivono in famiglie con intensità di lavoro molto bassa si trovavano nel Regno Unito e Belgio (entrambi 13%), le più basse in Lussemburgo, Svezia e Repubblica Ceca (6%). In Italia questo problema riguarda il 10% della popolazione.
In questo contesto, i bambini sono più a rischio di povertà o di esclusione sociale rispetto al resto della popolazione. Il 27% della popolazione UE al di sotto dei 18 anni devono infatti far fronte ad almeno una delle tre forme di povertà o di esclusione sociale. In Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale il 29% dei minori, il 25% degli adulti (18-65 anni) e il 20% degli anziani (oltre 65 anni). Soltanto in quattro paesi (Bulgaria, Slovenia, Finlandia e Svezia) la popolazione anziana è esposta più dei minori al rischio di povertà e esclusione sociale.