25 novembre, Giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne. Telefono Rosa Torino: ''Le commemorazioni, per non essere sterili, devono servire a promuovere tante e costanti occasioni in cui dibattere il problema''.
Questa l’angosciante realtà presentata dal Consiglio d’Europa. La violenza familiare, in altre parole, per le donne tra i 16 e i 44 anni, in Europa, è la prima causa di morte”. E’ l’associazione volontarie del Telefono Rosa Torino a ricordare questa emergenza, a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che sarà celebrata con una iniziativa il prossimo 25 novembre.
“Anche in questo caso, evidentemente – afferma Telefono Rosa Torino -, non stiamo parlando di ciò che accade nel Paesi più poveri e marginali del mondo: ogni 4 minuti una donna viene violentata in America e nella progredita Svezia ogni 10 giorni una donna viene uccisa. I dati italiani, purtroppo, non si differenziano molto da quelli di altri Paesi: sono nella nostra memoria cronache recenti o recentissime che riportano come il genere femminile sia esposto ad una serie molto alta di ‘rischi sessuati’. In fondo, come afferma il rapporto del Consiglio di Europa, è ormai chiaro che la violenza sulle donne non si manifesta solo in un contesto già per altre ragioni definibile criminale a causa della commissione anche di altri reati da parte dell’autore, o in un ambito segnato da diversa patologia: nemmeno l’ipotesi che la violenza contro le donne sia l’effetto di degrado socioculturale ottiene ormai grandi crediti.
E, come sempre accade, il dito è puntato sulla sensibilizzazione, sull’attenzione, sulle ottiche di prevenzione: materiale prezioso, specialmente per il progetto futuro. Però oggi - così come ieri - quasi sempre le vittime conoscono il loro aggressore e le violenze più gravi e reiterate avvengono proprio nel chiuso delle famiglie”.
“È illusorio - continua - pensare che future generazioni possano, fisiologicamente, e senza una profonda riflessione critica estesa a tutti, vivere una condizione di parità e di rispetto rifiutando ciò che ormai apparterrebbe al passato: perché purtroppo il passato è ancora attualità. La vera scommessa per il futuro sarebbe proprio il poter constatare non solo, come ovviamente é auspicabile, una costante diminuzione del fenomeno, ma anche un innalzamento dell’ età media degli autori di violenza nei confronti delle donne, e di quella delle loro vittime, potendosi da ciò almeno in parte dedurre che presso le nuove generazioni si é intanto diffusa una diversa cultura legata al genere. L’osservazione attuale del Telefono Rosa di Torino, che da anni accoglie e sostiene vittime di violenza specialmente intrafamiliare, oggi non dà questo risultato: la violenza é analogamente diffusa in qualunque fascia di età”.
E conclude: “Le scienze sociali non potranno mai dirci i numeri esatti: il sommerso è, e temiamo sarà, ancora notevole. Sappiamo anche che per molte donne il silenzio non è solo un sacrificio di sé nel rito del bilancio esistenziale, ma anche una forma di autodifesa dalla frustrazione che provoca il fatto di essere picchiata, violentata o anche solo denigrata proprio dalla persona con cui si è deciso di trascorrere perlomeno una parte significativa della propria vita. Le commemorazioni, per non essere sterili, devono servire a promuovere tante e costanti occasioni in cui dibattere il problema, ammettere consapevolmente il rischio, valutare i primi segnali di una possibile aggressione maschile. Perché forse gli anni passano, la coscienza femminile aumenta, ma la consapevolezza maschile di generare violenza invece no, non cresce”.