Stazione, una notte tra i senzatetto Si dorme anche sui treni fermi


Pubblicato il 13.04.2013 in News Sociale


Nella sala d'attesa, che nelle ultime due settimane era rimasta senza elettricità, vivono una ventina di persone. Quando chiude, dall'una alle cinque di notte, ci si arrangia come si può. Anche sui convogli 

 

Dormono tra un sedile e l'altro. Sopra delle coperte stese per terra. Le tendine tirate. Su un treno fermo sui binari. Per chi è senza casa e vive in stazione, è l'unico posto dove ripararsi dall'ultimo freddo. Sono i segni dell'emergenza povertà che non risparmia nemmeno Parma. Alla stazione il fenomeno è più che mai riscontrabile. Ma i senzatetto che vivono lì se la sono vista più brutta nelle ultime due settimane. Quando la sala d'attesa, che una ventina di loro usa come alloggio provvisorio, è rimasta senza elettricità. >Subito si pensava a un guasto. Ma i volontari dell'associazione Pane e Vita - che da sei anni si occupa dei più bisognosi - credono invece si trattasse di un modo per disincentivare la dimora improvvisata di quelle persone, che altrimenti non saprebbero dove dormire. "Di solito attacchiamo un piccolo forno a microonde alle prese di corrente per scaldare i pasti che diamo loro - spiega Luigi Martuscello, presidente della onlus - ma negli ultimi giorni non potevamo farlo". Lui e i suoi volontari, ogni martedì e giovedì, parcheggiano il loro camper davanti all'ingresso della stazione e distribuiscono cibo e vestiti. "Sono circa 300 i senzatetto a Parma - continua Martuscello - i dormitori ne accolgono 64, e ci sono solo 24 posti in più per l'emergenza freddo: è chiaro che non bastano". E loro dietro a tutti non possono stare. A parte accogliere qualcuno sul camper e controllare le condizioni di chi si è sistemato in case abbandonate o rifugi di fortuna. Adesso la sala d'attesa è tornata accessibile. Chiude all'una di notte e riapre alle cinque del mattino. In quelle quattro ore ci si arrangia come si può. Qualcuno prende l'ultimo treno da Parma e si ferma al capolinea. Fare il biglietto però costa. E allora, per sopravvivere, si dorme anche su un treno fermo. Poi, la mattina dopo, giù di corsa prima che parta. Diretto chissà dove. Stesso destino di chi è appena sceso. (at)

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