Primo bilancio del progetto ''Equal'', nato con l'intento di sperimentare percorsi di accompagnamento alla formazione professionale e al lavoro per rifugiati e richiedenti asilo.
Sperimentare nuove modalità di accompagnamento e ingresso nel mercato del lavoro italiano di richiedenti asilo politico e rifugiati. Questo l'intento del progetto Equal "Inclusion Refugee Network”, che terminerà alla fine del prossimo dicembre e di cui oggi a Roma è stato fatto un primo bilancio, nel corso del convegno “Criticità e risorse dei richiedenti asilo”. “Finora il progetto, che è stato portato avanti nelle città di Caserta, Sanremo, Parma, Gravina Puglia e Sanremo, è riuscito ad accompagnare al lavoro 127 persone, al 90% uomini”, ha spiegato Marco Zamarchi, project manager di Inclusion Refugee Network. L'inserimento lavorativo è stato portato avanti con stage retribuiti sostenuti da borse lavoro per un totale di circa 100mila euro. “Per esempio, a Venezia”, ha proseguito Zamarchi, “ben 80 delle circa 100 borse lavoro assegnate si sono trasformate in rapporti lavorativi veri e propri. Magari, nella gran parte dei casi si tratta di contratti a tempo determinato, ma per chi vive una vita fortemente precaria danno comunque un grande senso di stabilità”. Inoltre, il progetto ha puntato sull’incrocio tra le competenze e risorse già in possesso dei richiedenti asilo e le richieste del mercato locale del lavoro. Ancora a Venezia, infatti, “molti hanno cominciato a lavorare nell’industria navale, nel settore della saldo carpenteria in metallo, riuscendo ad ottenere già in fase di stage il patentino necessario per svolgere questo mestiere. Mentre altri hanno trovato un impiego nell’edilizia, come magazzinieri e in qualche caso anche come giardinieri”.
Una parte fondamentale del progetto Inclusion Refugee Network è poi la comunicazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica intorno al fenomeno dei rifugiati e richiedenti asilo. “Il primo passo per creare una rete in grado di agevolare le persone nella ricerca di un lavoro è sicuramente quello di far conoscere la loro realtà”, ha precisato Zamarchi. “Quasi nessuno sa che dalla fine del 2005 i richiedenti asilo possono lavorare, e questo dato va assolutamente comunicato a tutti i soggetti interessati: aziende, centri per l’impiego, agenzie interinali”. Ma sono stati organizzati anche numerosi incontri nelle scuole, nelle università, e con la cittadinanza più in generale.
“Dietro i rifugiati ci sono dei volti, delle storie, delle paure: delle persone e delle speranze”, ha detto Domenico Battaglia, presidente della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (Fict), capofila del progetto. “Mi piacerebbe che non si parlasse di rifugiati come di una categoria sociologica, dimenticando i volti che questa categoria contiene. Non è il Pil a segnare le differenze tra un Paese libero e democratico e un inferno, ma la disponibilità a dare parola in una logica di reciprocità. Non è con le armi che si insegna la democrazia, ma con un’accoglienza reale, che si fa integrazione in ogni aspetto della vita sociale e politica”. Le realtà che partecipano al progetto Inclusione Refugee Network, oltre la Fict, sono: la cooperativa Coges di Venezia, il Centro di solidarietà L’Orizzonte di Parma, l’amministrazione comunale di Parma, il Centro di solidarietà L’Ancora di Sanremo, l’associazione La Famiglia di Gravina (Bari), l’associazione Centro Le Ali di Caserta, il consorzio Nova, l’associazione Artway of Thinking di Venezia, la Uil di Roma e del Lazio.
Redattore Sociale