Sinergia, rete, hardware e sistema: ecco ciò che serve ai senza dimora


Pubblicato il 23.05.2008 in News Sociale

ROMA - “Sinergia, rete, hardware e sistema”: sono queste, in sintesi, le richieste che Alessandro Radicchi, direttore dell'Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni italiane, rivolge alla nuova giunta romana rispetto alle problematiche dei senza fissa dimora nella capitale. Richieste che arrivano in occasione del secondo anniversario di “Binario 95”, il centro diurno attivo presso la stazione Termini. “Oggi una delle scommesse della città di Roma sulle politiche sociali per le persone senza dimora è la collaborazione sinergica nel quadro delle azioni e delle iniziative sociali condotte storicamente dal terzo settore romano – afferma - In questo senso il nostro intervento nelle stazioni rappresenta una cartina di tornasole per la questione. Le stazioni, specialmente quelle più grandi dove quotidianamente passano centinaia di migliaia di persone, riflettono infatti l’umore e le dinamiche della città in cui si trovano. Per questo possono essere non solo termometro della città ma anche barometro delle sue potenziali evoluzioni”.

 

Questa sinergia si è realizzata, col tempo, tra l'Help center della stazione Termini e la  Polizia ferroviaria, inizialmente diffidente rispetto a questo servizio: “Oggi c'è una fattiva collaborazione, diretta a un obiettivo condiviso: per la Polizia Ferroviaria l’allontanamento dalla stazione di un problema (potenziale o reale) di ordine pubblico, di igiene e, a volte,  di decoro; per noi, l’avvio di un percorso di inclusione sociale per persone in condizioni di marginalità cronica. Dopo anni di lavoro è ormai palese l’inefficacia di soluzioni coercitive in presenza di condizioni di disagio conclamato. L’imposizione del divieto di utilizzare impropriamente  i luoghi pubblici (es. urinare sulla banchina), può risultare inutile sul lungo periodo specie in presenza di persone con patologie psichiche. In questo senso anche l’applicazione di eventuali misure restrittive come il carcere non favorisce, di fatto, la soluzione del problema, ma semplicemente ne procrastina la reiterazione nel tempo”.

 

C'è un po' di preoccupazione, dunque, rispetto alle misure di lotta alla clandestinità annunciate dal governo e condivise dal sindaco Alemanno: misure che interessano la maggior parte dei senza dimora romani, visto che “dalle nostre statistiche – riferisce Radicchi - risulta che quasi l’80 % dei senza dimora da noi intercettati siano di nazionalità straniera. Molti di questi 'probabilmente' senza permesso di soggiorno. Pur approvando pienamente una lotta incondizionata alla criminalità, pensiamo che misure troppo restrittive per un target troppo ampio e disomogeneo, soprattutto se non accompagnate da percorsi di tutela sociale, comportino rischi assai maggiori delle disfunzioni e dei problemi di sicurezza sociale a cui sono indirizzate”.

 

C'è poi bisogno di “hardware sociale”, come spiega Radicchi: “Soprattutto in questo momento di transito da una giunta all’altra, nel momento in cui molte associazioni e cooperative stanno tentando di capire chi siano i nuovi referenti istituzionali  del sociale di Roma, crediamo vi sia assoluta necessità  di condivisione, di sintesi e di messa in rete. La messa a sistema delle esperienze, un nuovo monitoraggio delle risorse e delle carenze esistenti, per eliminare le duplicazioni e per integrare i servizi necessari sono priorità assolute per la città. In questa operazione non si può prescindere dal rapporto con le organizzazioni del territorio , secondo un metodo che ci piace definire come 'brainstorming cittadino'. Quindi tavoli, convegni, incontri, proposte… per poi arrivare alla formulazione di una pianificazione davvero rispondente alle esigenze del territorio”. (cl)

 

Redattore Sociale

   

Autore: CL