Serve una ''catena di responsabilità sociale'' contro la droga


Pubblicato il 19.10.2007 in Eventi

Risorse, intervento terapeutico e reinserimento lavorativo, le tre ''colonne'' della prevenzione e del contrasto. Un convegno promosso dalla Fict a Genova fa il punto sulle ricadute sociali, economiche e culturali del fenomeno.
 
L'Auditorium di Palazzo Rosso che ha ospitato il convegno "I danni della droga. Riflessioni e proposte” si è presto colmato di volontari e operatori, ma non sono mancate neppure le rappresentanze politiche e istituzionali. L’appuntamento è stato organizzato dal Centro di Solidarietà di Genova e dalla FICT - Federazione italiana comunità terapeutiche. Il Centro di Solidarietà Genova da qualche anno rinnova l’appuntamento, offrendo alla città un momento informativo e di confronto su tematiche collegate al proprio servizio. La tematica proposta all’attenzione pubblica quest’anno era quella relativa ai danni della droga. Alle pesanti e significative ricadute che la produzione, lo spaccio e soprattutto il consumo della droga hanno sulla società e sulla vita delle persone che entrano nella dipendenza. Le riflessioni proposte dagli esperti hanno evidenziato i notevolissimi costi, non solo economici, che l’uso di sostanze comportano: da quelli sanitari e medici e a quelli più complessivamente legati alla capacità e possibilità di progettare percorsi di vita soddisfacenti per le persone coinvolte dal fenomeno.

Durante il convegno si è sottolineato da più parti un rischio attuale: dimenticarsi, di fronte a nuove emergenze, del problema. Gli organizzatori hanno evidenziato come nella società italiana ci sia il rischio di “assuefazione”, di abitudine, alla convivenza con le sostanze, fino a  non cogliere come la società stessa sia pervasa in modo pesante e trasversale – per classi sociali, età, genere -  dal fenomeno. Il presidente della provincia di Genova, Alessandro Repetto, ha, in questo senso, ricordato come la minore visibilità del fenomeno – non solo per il cambio delle sostanze usate – sia legata in qualche modo proprio alle nuove emergenze sociali percepite, in primis l’immigrazione, e a un’errata percezione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Si finisce così con l’intervenire sul fenomeno contingente, spesso su quello che più allarma l’opinione pubblica, quello che in cronaca viene facilmente associato a criminalità.

Enrico Costa, presidente del Centro di Solidarietà di Genova, ha delineato tre grandi “colonne” sulle quali poggia il sistema di prevenzione e di azioni di contrasto al fenomeno: risorse, intervento terapeutico e reinserimento lavorativo. Costa ha evidenziato come le risorse destinate vivano un momento di carenze progressive e strutturali alle quali gli operatori riescono a fare fronte grazie all’investimento di privati, fondazioni e banche soprattutto. La carenza di risorse hanno un’inevitabile ricaduta sulle possibilità di interventi terapeutici. Ma la “colonna” sulla quale insiste maggiormente Enrico Costa è quella del reinserimento sociale e lavorativo. “Mettere in campo politiche idonee – dice il presidente del Centro di Solidarietà di Genova – è la nuova sfida”. È il modo per evitare che gli sforzi degli interventi terapeutici non diventino vani, solo l’opportunità di un progetto di vita nuovo, consapevole e gratificante evita il ritorno alla dipendenza. Enrico Costa fa allora appello alla costituzione di una forte “catena di responsabilità sociale” capace di coinvolgere, ognuno per la propria parte, gli operatori, gli amministratori pubblici e gli imprenditori.
 

 

Redattore Sociale


Autore: Anselmo Roveda