Senza dimora nelle stazioni: i ferrovieri diventano anche operatori sociali?


Pubblicato il 10.02.2010 in News Sociale

ROMA – Solo ferrovieri o anche operatori sociali? Le Fs si interrogano se realizzare o meno corsi di formazione per i propri dipendenti sul tema della povertà nelle stazioni italiane e in particolare sulla questione dei senza dimora. Per iniziare a sondare il terreno, l’Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) ha condotto una ricerca apposita, intitolata “Il personale ferroviario di fronte al disagio sociale”. Dalle interviste raccolte tra dipendenti e operatori sociali sono emerse due filosofie: “c’è chi sostiene che non sia compito delle Ferrovie dello Stato farsi carico dei senza tetto e chi invece pensa che l’azienda dovrebbe avere una strategia attiva che insegni ai dipendenti come relazionarsi con queste persone e dove indirizzarle, indipendentemente dalla questione sicurezza”, spiega Carlo Carminucci, responsabile dello studio.
 
Se per alcuni “viene danneggiata l’immagine della stazione, i tagli al personale di vigilanza privato non ha certo migliorato le cose e i ferrovieri che si trovano a svegliare chi dorme sui treni rischiano di essere aggrediti”, per altri “Fs fa già tanto per le persone in disagio: li lascia nelle sale riscaldate d’inverno, fa usare loro i bagni, eccetera”. Ma “l’impressione è che manchi ancora una politica aziendale vera e propria su questo tema, ovvero una strategia che indichi, insieme, obiettivi di security e di intervento sociale e che operi in relazione con altri soggetti diversi (dai servizi sociali comunali al Terzo settore) per definire procedure concertate e condivise, un coordinamento interno e un lavoro di rete con gli altri enti coinvolti”. L’indagine, realizzata tra dicembre 2009 e gennaio 2010 tra il personale e gli operatori sociali delle stazioni di Roma Termini e Roma Ostiense, è stata presentata oggi nella sede dell’Isfort durante la riunione del pool che compone la Carta europea per lo sviluppo di iniziative sociali nelle stazioni (Italia, Francia, Polonia, Belgio, Lussemburgo e presto anche Spagna) e che fa parte del progetto europeo “Hope in stations”.
 
“Il nocciolo della questione è questo: le Ferrovie dello Stato devono stabilire se prendere in carico i senza fissa dimora come succede in Francia, dove esiste personale ferroviario dedicato, oppure se devono semplicemente delegare il problema ai servizi sociali territoriali e al mondo del volontariato come accade oggi in Italia”, dice Giampiero Forcesi, uno dei curatori della ricerca dell’Isfort. E tra le proposte emerse nel corso dei colloqui c’è chi auspica la formazione di personale dedicato, chi vorrebbe reintrodurre la vigilanza privata, chi vede come unica soluzione più investimenti da parte di Fs per sostenere il volontariato e gli help center che già si trovano nei pressi dei binari e chi, invece, vorrebbe rendere più disagevole la sosta in stazione.


Autore: (mt)
Fonte: Redattore Sociale