Una fotografia di chi, nei giorni dell'emergenza freddo, cerca un riparo. Milano e Roma accolgono il 38,9% delle persone senza dimora: 23,7% nel capoluogo lombardo e 15,2% nella capitale. Nell’ultimo anno sono circa 12mila le persone che si sono rivolte ai servizi per i senzatetto del Comune di Roma. Intervistato anche il Direttore dell'Onds, Alessandro Radicchi
Un autobus notturno a Roma attraversa la città dalla stazione Termini a Piazzale Clodio: a bordo, compagni di viaggio addormentati. “È così ogni notte – dice sorridendo l’autista dell’N7 -. E sono tanti. Non so perché scelgano proprio questa linea. Sarà perché l’autobus percorre un tratto tranquillo”. I quartieri Prati e Della Vittoria sono zone “bene” della città. Più sicure di altre. E passare per il centro vuol dire al massimo imbarcare ventenni stranieri reduci da qualche pub crawling. Magari molesti, ma meno pericolosi di altri personaggi della notte: il loro vociare non sveglia i senzatetto che dormono accasciati sull’autobus, ai piedi ingombranti bustoni e carrelli della spesa.
Nella Capitale si continua a morire di freddo per strada. A causa del calo delle temperature, il Campidoglio ha disposto in queste ore l’apertura notturna di alcune stazioni della metropolitana. I due bandi per l’emergenza freddo – del valore di oltre un milione di euro – del Comune hanno messo a disposizione in tutto 552 posti con varie formule di assistenza. Solo che, a Roma, “gli homeless censiti sono 7.709”, spiega a Il Fatto Quotidiano Alberto Farneti della Caritas di Roma.
Nella Capitale, nei periodi di emergenza – caldo e freddo – ci sono “1200 posti totali”, dice Alessandro Radicchi, presidente di Europe Consulting, la cooperativa che gestisce Binario 95, centro per le persone senza dimora alla stazione Termini, “cui si aggiungono i circa 3500 del circuito immigrazione”. Il risultato è che “su 4 persone che hanno bisogno, 3 le troviamo quindi per strada”.
Donne anziane, uomini, migranti: a volte scelgono di passare la notte facendosi “cullare” dagli autobus notturni. Una ragazza – la pelle color cioccolato porta i segni di un invecchiamento precoce – è sveglia, sguardo fisso addosso per tutto il tragitto: minaccia mentre scende dall’autobus, a Piazza Venezia. Nessuna parola, solo gesti: ha capito che stai riprendendo. E ti notifica che di te pensa tutto il male possibile.
“È un dormitorio – denuncia Alessandro Neri, macchinista Atac e Vice segretario regionale Faisa-Confail -. E non mi scaglio certo contro questi poveracci. Col freddo che fa, poi. Me la prendo con l’azienda che minaccia ritorsioni se un autista di un mezzo pubblico si rifiuta, come pure è successo, di partire se quei disperati sono troppi. Perché magari possono essere una minaccia per lui ma soprattutto per gli altri passeggeri. Capita un’aggressione, sbandi con l’autobus e succede chissà che macello”.
Alla fine del 2014 erano quasi 51mila i senzatetto che hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine.
Milano e Roma accolgono il 38,9% delle persone senza dimora: 23,7% nel capoluogo lombardo e 15,2% nella capitale.
Nell’ultimo anno sono circa 12mila le persone che si sono rivolte ai servizi per i senzatetto del Comune di Roma. “A queste vanno aggiunte le persone immigrate che si sono rivolte all’ufficio immigrazione, che sono altre 6mila. Quindi il totale è di 18mila persone”, aggiunge Alessandro Radicchi. Da un lato, una povertà “giovane” costituita per lo più da migranti e che varia del 50% ogni anno. “Gli italiani, il 30% delle persone che noi intercettiamo, sono più stanziali”, dice ancora Radicchi. “Usano il territorio, ma poi proprio così non riescono ad uscire dal circolo vizioso: posto letto, mensa e strada”.
A Roma, “si sa, mancano i posti”. A Milano si parla di 13mila senzatetto, e un hub migranti è stato attivato in un locale delle Ferrovie dello Stato. Modello di accoglienza che anche la Capitale avrebbe dovuto replicare con il Ferrhotel, edificio di Ferrovie dello Stato di 1.100 metri quadrati e con 50 camere dato in comodato d’uso gratuito da FS al Comune. Ma nulla ancora si è mosso. “Ci sono problemi burocratici per metterlo in funzione? Superiamoli”, chiosa Alessandro Radicchi.
Il punto è che “la città continua a non dare risposte: Da una parte il terzo settore può essere di sostegno – spiega ancora Alberto Farneti di Caritas -. Ma, dall’altra, l’ente pubblico dovrebbe portare avanti politiche sociali a sostegno. Esiste a livello nazionale una mancanza di strategie di intervento. I comuni sono ancora orientati sull’emergenza freddo, per dire. In questo periodo si arriva prima sul potenziamento dell’accoglienza, ma manca una visione di insieme e di lungo periodo”.