La nuova assessore Rita Cutini: avremo meno soldi, ma più trasparenza e partecipazione. Fissato per metà settembre un incontro con le associazioni. Gli sgomberi degli insediamenti informali? "Bisogna avere il coraggio di farli, ma solo nell'interesse dei rom"
Meno risorse, ma più partecipazione e trasparenza. È questa la strada che l’assessore al Sostegno sociale e alla Sussidiarietà del Comune di Roma, Rita Cutini, vuole intraprendere per dare un segno di svolta nella capitale per quanto riguarda l’inclusione di rom e sinti. Un cambio di rotta rispetto al passato che Cutini annuncia convocando associazioni ed esperti ad un primo incontro per iniziare a parlare di Strategia nazionale di inclusione di rom, sinti e caminanti che si terrà a metà settembre presso il V Dipartimento, in via Manzoni. Un rivoluzione che però dovrà fare anche i conti con una disponibilità economica diversa rispetto a quella dell’amministrazione precedente.
“In passato questo tipo di problema è stato affrontato con un approccio soltanto di tipo emergenziale – spiega Cutini –. La precedente amministrazione ha avuto grossi ingressi economici col Piano nomadi. Noi non avremo le stesse cifre, ma le ben più ridotte cifre che avremo a disposizione saranno ben spese, con una trasparenza nell’utilizzo e con una esigenza da parte dell’amministrazione di vedere i risultati. Come nel caso della scolarizzazione, dove non è impossibile misurare i risultati”. Emergenza e sicurezza, quindi, come “approccio del passato costato tanto e senza risultati – spiega Cutini -. Inclusione, programmazione e strategia è il nostro nuovo percorso su cui bisognerà investire. Lo faremo in modo trasparente”.
Un cambio di rotta un po’ più soft, invece, sugli insediamenti informali. “L’amministrazione deve avere il coraggio di intervenire e fare uno sgombero e un trasferimento – aggiunge Cutini -. Il coraggio ce l’ho quando so che l’intervento è nell’interesse delle famiglie rom”. Per Cutini, infatti, è inaccettabile che “oltre cento persone stiano in un prato senz’acqua, senza servizi igienici e non si sappia se i bambini possano riprendere la scuola perché vivono in condizioni igienico-sanitarie estreme”. Per Cutini, infatti, “non si può andare in giro per la città occupando dei prati. È una cosa che non può far nessuno”, ma assicura: “Tutto quello che stiamo facendo è nell’interesse delle famiglie rom. Interesse, quello di andare a scuola, di trovare un lavoro o di avere un buon rapporto col quartiere dove si vive, che è lo stesso di tutti gli altri cittadini. Nessuno ha piacere a stare con un bambino piccolo sotto un sole cocente, senza acqua e senza bagno”.
Per rompere col passato, “occorre aver pazienza”. “Dobbiamo inaugurare un nuovo sistema di confronto e prenderci delle responsabilità”, spiega Cutini. Come nel caso degli oltre cento rom di via Salviati, allontanatisi dal campo attrezzato Castel Romano dopo gli incendi appiccati nel campo durante l’estate e ad oggi ancora nell’insediamento abusivo nella periferia di Roma nonostante i tentativi del Comune di Roma di riportare i rom all’interno del campo attrezzato sulla Pontina. “Secondo noi il bene dei bambini in questo momento non è stare lì, in un nubifragio senza riparo – spiega Cutini -. Per operare una discontinuità col passato dobbiamo avere anche pazienza e fare in modo che le persone ci capiscano e ci comprendiamo. Sono stata già a Camping River e ho incontrato anche alcuni rappresentati dei rom della Barbuta. Sono molto fiduciosa”. (ga)