Sull'esempio della sala Baluard di Barcellona, gli operatori della comunità di San Benedetto al Porto fondata da don Andrea Gallo rilanciano il progetto in un convegno che si terrà sabato 27 settembre.
Narcosale, stanze del consumo, luoghi igienici di consumo: nomi diversi per indicare la stessa cosa ovvero spazi pubblici per il consumo di sostanze stupefacenti. Questa è la proposta che la Comunità di San Benedetto al Porto fa alla città di Genova. Una proposta che, se realizzata, secondo gli operatori della comunità sarà capace di incidere in modo significativo sulle politiche di riduzione del danno. Altre esperienze europee sono lì a testimoniarlo, a partire da quella presa ad esempio dagli operatori della Comunità di San Benedetto al Porto: la sala Baluard di Barcellona. Se ne parlerà diffusamente sabato 27 settembre a Genova in un convegno dal titolo “Dal Baluardo di Barcellona alla città vecchia di De Andrè”.
L’attività di quella che è oggi la sala Baluard è iniziata con un’unità mobile, poi è arrivata una tenda stabile infine la sala vera e propria, una grande struttura pubblica per il consumo igienico di sostanze stupefacenti. Un servizio socio-sanitario - presidiato da medici, infermieri, operatori sociali e volontari - sempre aperto e capace di accogliere 400 persone al giorno. Nei mesi scorsi Domenico Chionetti e Fabio Scaltriti, operatori della Comunità di San Benedetto al Porto fondata da don Andrea Gallo, sono andati a Barcellona per approfondire la conoscenza dell’esperienza della sala Baluard. Hanno incontrato gli operatori e verificato i livelli di collaborazione con il sistema sanitario, la municipalità e la polizia locale.
Secondo loro, “la sala di consumo rappresenta una chance concreta di riduzione del danno, perché contrasta i comportamenti a rischio e l’illegalità associata alla tossicodipendenza. Tra i dati positivi c’è, infatti, la riduzione di morti da overdose, di contagi virali ma anche una riacquisita vivibilità delle zone e dei quartieri prima utilizzati dai tossicodipendenti con decremento dei reati e assenza di siringhe abbandonate”. Gli operatori che hanno visitato il Raval, il quartiere di Barcellona dove ha sede la sala di consumo, raccontano di una “situazione ambientale molto differente rispetto a quella delle zone del centro storico di Genova dove tossicodipendenza e degrado urbano si incontrano in modo deprimente per la dignità delle persone, tanto di chi usa le sostanze quanto di chi vive il quartiere. Nel Raval, raccontano gli operatori, non esiste più l’uso di sostanze per strada, sulle panchine, negli androni o nelle piazzette”.
Le stanze del consumo sono luoghi circoscritti – così come immaginata dagli operatori - sotto la giurisdizione e il controllo del servizio sanitario nazionale. Uno spazio gestito da personale sanitario e sociale in cui è consentito l'accesso, in accordo con la magistratura e le forze dell'ordine, di consumatori occasionali di sostanze e di tossicodipendenti. L’accesso dovrà essere libero, senza bisogno di documento d’identità, ma per ogni persona sarà creata una cartella clinica. Sul controverso punto della somministrazione delle sostanze le idee sono chiare: le persone devono arrivare già munite di sostanza stupefacente e autosomministrarsela, nessuna sostanza viene ceduta o somministrata dal personale della sala. Insomma, viene soltanto offerto l'uso di un ambiente clinicamente protetto, un luogo capace di ostacolare il contagio da malattie infettive e di garantire il pronto intervento medico. “In sostanza – ribadisce infine Domenico Chionetti – la stanza del consumo è un servizio socio-sanitario, dove si cerca di risolvere problemi socio-sanitari, dove non si promuove l'uso della droga ma si tutela la salute”. Anche don Andrea Gallo, fondatore della Comunità, lo ha sottolineato in diverse occasioni: “Vogliamo creare un centro di ascolto e di contenimento, non certo un ghetto o un luogo di isolamento e di illegalità”. Sono ancora gli operatori a evidenziare come iniziative di questo tipo rappresentino un primo contatto possibile con ragazzi in difficoltà, un primo passo per avviare percorsi di recupero.
Al convegno di sabato 27 settembre presso il Teatro Modena di Sampierdarena interverranno, oltre agli operatori della Comunità, Esther Henar e Alejandra Pineva, rispettivamente fondatrice e operatrice della sala Baluard di Barcellona; un rappresentante della guardia municipale di Barcellona; l’economista Matteo Ferrari; il sociologo Peter Coehn; Maria Gabriella Zanone, educatrice e coordinatrice del progetto riduzione del danno area genovese Asl 3; Giuseppe di Pino del progetto Tips&Tricks di Venezia; Susanna Ronconi del Forum Droghe; Leopoldo Grosso del Gruppo Abele di Torino; e Ingo Stockel, referente area tossicodipendenze della cooperativa sociale Parsec di Roma.
Redattore Sociale