Riconversione Cpt e Cpa


Pubblicato il 16.01.2006 in News Sociale

Documento delle Misericordie sui Cpt. ''Siano trasformati da luoghi di trattenimento a luoghi di smistamento, affidando alle organizzazioni umanitarie l'intera gestione e limitando la presenza delle forze dell'ordine''.

Una rapida riconversione, nel segno dell’accoglienza per i Cpt e i Cpa, che devono essere trasformati da luoghi di trattenimento a luoghi di identificazione e smistamento per l’inserimento nella società civile degli immigrati, affidando alle organizzazioni umanitarie l’intera gestione dei Centri, garantendo la presenza all’interno dei volontari e degli organi dello Stato che accertino lo status degli ospiti e limitando la presenza delle forze dell’ordine. “Così il numero dei Centri potrebbe essere aumentato, eliminando il sovraffollamento in strutture come quella di Lampedusa”. A chiederlo sono le Misericordie d’Italia, che sottolineano anche come la normativa in tema di immigrazione prodotta dall’Unione Europea e dagli stati nazionali “appare del tutto insufficiente ad assorbire la quantità di cittadini extracomunitari che premono ai loro confini.”

Le Misericordie (722 strutture diffuse su tutto il territorio nazionale con oltre 600 mila confratelli) in Italia gestiscono i Cpt di Lampedusa, Crotone, Bari, Modena e Bologna.

Al tema dell’Immigrazione e dei Centri di Permanenza ha dedicato un approfondito documento il Consiglio Nazionale delle Misericordie. Nel documento si fa riferimento ai valori che devono animare l’intervento dei confratelli, per i quali “i migranti devono rappresentare il Cristo, che ci guida alla continua beatitudine di donare il nostro cuore ai miseri, lottando con loro e per loro per vedere riconosciuto il diritto di essere considerati ‘persona’.”

Sul fronte normativo secondo le Misericordie “l’insufficienza delle alternative legali” per l’ingresso in Europa, “ha creato un flusso parallelo e clandestino in cui spesso le organizzazioni malavitose esercitano un forte controllo.” Per questo le Misericordie si impegnano ad intervenire presso l’Unione Europea e le Istituzioni nazionali per modificare o integrare le normative vigenti.

Intanto, sempre secondo il documento, le risposte da dare al fenomeno migratorio “non possono prescindere dal concetto dell’accoglienza....a cominciare dai Centri di Permanenza Temporanea che devono essere trasformati da luoghi di trattenimento, nei quali vengono ospitati i Migranti a causa della loro condizione e non a causa di reati, in luoghi di identificazione e smistamento nei quali possano essere assistiti adeguatamente non ai fini dell’espulsione ma ai fini del corretto inserimento nella società civile.”

Secondo le Misericordie, “questo obbiettivo può essere raggiunto soltanto affidando alle organizzazioni umanitarie l’intera gestione, e non solo la fornitura dei servizi ai Centri, limitando la presenza operativa delle forze dell’ordine alla vigilanza dei confini esterni, e garantendo al loro interno tanto la presenza degli Uffici dello Stato demandati alla determinazione dello status degli ospiti quanto quella delle organizzazioni volontarie che prestano assistenza umanitaria.”

Un cambio di rotta che oltretutto contribuirebbe “a rimuovere l’ostilità di larghissimi strati di popolazione e di pubbliche amministrazioni verso l’apertura di nuovi Centri che, in questa logica dell’accoglienza, devono essere moltiplicati rispetto al numero attuale eliminando, per questa via, le tragiche condizioni di sovraffollamento che periodicamente si sono dovute sperimentare a Lampedusa o in altri centri.”

Per raggiungere questi obiettivi il Consiglio Nazionale delle Misericordie ha individuato una serie di azioni concrete, costituendo anche una commissione ad acta composta da 5 membri che dovrà assolvere a tutti i compiti necessari, riferendo e formulando proposte al Consiglio di Presidenza.

 


Fonte: Redattore Sociale