Ricerca in 5 paesi europei sul personale dei servizi rivolti agli immigrati


Pubblicato il 26.09.2005 in News Sociale

Gli enti pubblici tedeschi e francesi hanno un’esperienza consolidata nella fornitura di servizi all’utenza straniera, a motivo della loro lunga storia di paesi di immigrazione, mentre in Italia e in Grecia solo di recente le organizzazioni si occupano anche di questi utenti. Lo ha riferito Manuela Marsano (Comune di Bologna), nell’ambito del Programma europeo “Leonardo da Vinci”, intervenendo oggi in Campidoglio all’incontro conclusivo del progetto “Formazione interculturale per l’integrazione sociale in Europa: una risorsa per la società del futuro”.

Gli intervistati si dividono in chi lavora per i centri di accoglienza e integrazione (20%), operatori di front-office (18%), formazione e istruzione (14%), mediazione culturale (11%). “Gli operatori tendono a mantenere con l’utenza relazioni neutre (46%) più che coinvolte emotivamente (37%) – ha riferito Marsano -. Il secondo tipo di relazione crea effetti più positivi della prima e si manifesta soprattutto in operatori del settore privato”. Da parte loro, gli utenti immigrati “tendono a collaborare con gli operatori (53%), più che a delegare la soluzione dei loro problemi (19%) o essere autonomi (13%)”, ha precisato Marsano, rilevando: “Gli operatori percepiscono che il loro ruolo è assolutamente rispettato dagli utenti nel 48% dei casi, rispettato nel 29% dei casi, neutro (12%), non rispettato (2,3%) e assolutamente non rispettato nell’1,5% dei casi”. Inoltre gli operatori ritengono che gli utenti “li considerino utili per la loro integrazione nel 58% dei casi, come persone che fanno il proprio dovere (28%), soprattutto nel caso di dipendenti pubblici, e non affidabili (5,3%).

L’indagine evidenzia anche che la maggioranza degli interpellati considerano “semplice” il contatto con gli immigrati (48%) (a motivo della disponibilità degli impiegati o della loro esperienza), mentre il 24% lo ritiene “difficile”, a causa delle differenze linguistiche e dei problemi organizzativi. Tuttavia, nelle situazioni critiche la causa principale, secondo gli intervistati, “sono le attitudini negative degli immigrati (29,4%), mentre una rilevanza inferiore sembrano avere i problemi organizzativi del sistema di accoglienza (17,5%) e la mancanza di conoscenze linguistiche (12%)”. Invece – ha proseguito Marsano -, nel caso di episodi positivi la causa principale “è ritenuta la buona organizzazione del sistema (21,7%), seguita dall’atteggiamento positivo degli immigrati (16,8%) e dalla lingua comune (2,8%)”. Le cause principali dei problemi riscontrati risultano la burocrazia (molto alta nel 26% dei casi), la lingua (molto alta nel 28% dei casi); invece le differenze religiose e le condizioni materiali dell’accoglienza causano “raramente” difficoltà.


Autore: Lab
Fonte: Redattore Sociale