FIOPSD: Appello ai senatori
ROMA – La Fiopsd ha inviato oggi una lettera, a firma del presidente Paolo Pezzana, a tutti i senatori della Repubblica, affinché la settimana prossima vengano stralciati dal disegno di legge sulla sicurezza gli articoli sulla residenza fittizia e sul registro nazionale delle persone senza dimora, “inattuabili e di sicuro impatto negativo sulle persone emarginate”.
Nella lettera Pezzana rivolge, a nome di 75 delle più grandi e rappresentative associazioni italiane impegnate nella lotta alla grave emarginazione, un “accorato appello affinché con il Suo aiuto si possa prevenire un grave danno all’ordinamento amministrativo ed alle già penose condizioni di vita delle persone senza dimora”.
“Nei prossimi giorni – si legge - l’aula del Senato si accingerà a concludere l’esame del disegno di legge n. 733, ed in particolare voterà gli artt. 36 e 44, in tema di concessione della residenza anagrafica e di istituzione del registro nazionale delle persone senza dimora. Come messo in evidenza da Anci e da molti tecnici, anche interni allo stesso Governo, tali provvedimenti avrebbero la conseguenza di introdurre adempimenti impossibili da sostenere per la pubblica amministrazione e creerebbero delle lacune e delle contraddizioni nell’ordinamento amministrativo, incidendo pesantemente sull’applicabilità della legge anagrafica del 1954”. “Per questi motivi chiediamo a Lei e a tutti i suoi colleghi – conclude l’appello - di stralciare gli artt. 36 e 44 dal DDL 773 e aprire un percorso di riforma complessiva della legge anagrafica, funzionale alle esigenze sociali e capace di aumentare le possibilità di inclusione della parte di popolazione più fragile ed emarginata, per partecipare al quale offriamo sin d’ora la nostra disponibilità e le nostre competenze in materia”.
Continua Pezzana: “Nel caso specifico delle persone senza dimora e in condizioni di emarginazione, già duramente colpite in questo anno dai rigori di un inverno più duro del solito, tali provvedimenti costituirebbero un ulteriore grave ostacolo all’attivazione e alla realizzazione di percorsi di aiuto ed inclusione sociale, per i quali la residenza anagrafica è condizione necessaria, e rappresenterebbero, nei fatti più che nelle intenzioni, una volontà politica che loro (e chi di loro si occupa) vivrebbero certamente come persecutoria. Siamo consapevoli che la legge anagrafica del 1954 necessità di una rivisitazione che sappia cogliere le nuove esigenze delle comunità e dei territori e della vita delle persone e garantire sicurezza, trasparenza e prevenzione degli abusi. Proprio perché questi obiettivi, a cui tutti teniamo, siano raggiunti, deve trattarsi di una riforma organica e non di una mutilazione progressiva e non coordinata”.
Fonte: Redattore Sociale