Rapporto Istat 2004


Pubblicato il 25.05.2005 in News Sociale

La crescita occupazionale dell'ultimo biennio è da ricondurre al crescente inserimento di lavoratori extracomunitari; ma il loro lavoro si caratterizza per l'alta mobilità e per più basse retribuzioni.

Come è noto, la crescita occupazionale complessiva dell’ultimo biennio è da ricondurre principalmente al crescente inserimento di lavoratori extracomunitari, che ha avuto una forte accelerazione per effetto della regolarizzazione dei rapporti di lavoro subordinato instaurati dalle imprese con extracomunitari privi di permesso di soggiorno. La crescita si concentra nel settore delle costruzioni, ma anche in alcuni settori dei servizi (imprese di pulizia eccetera). L’incremento è leggermente inferiore nell’industria in senso stretto, che però continua a essere il settore che assorbe la quota maggiore. Il lavoro degli extracomunitari si caratterizza anche per l’elevata mobilità: il tasso di permanenza dei regolarizzati nel posto per il quale è stata presentata la domanda di regolarizzazione è molto basso (circa il 38% a dicembre 2003). Inoltre, le retribuzioni pro capite dei lavoratori extracomunitari risultano inferiori a quelle del totale dei dipendenti; il differenziale, peraltro, si amplia nel 2003.
L’analisi qui presentata mette in risalto l’esistenza di un vasto potenziale di lavoro inutilizzato o sottoutilizzato. Alla luce della nuova documentazione offerta nel Rapporto, emergono due fenomeni diversi: la presenza di aree e segmenti di piena occupazione accanto ad altri in cui la disoccupazione si concentra; l’esistenza di una vasta area di “inattività” che verosimilmente nasconde nella bassa partecipazione fenomeni di disoccupazione “occulta”. “Appaiono necessari – afferma l’Istat - servizi per l’integrazione e la qualificazione dei lavoratori extracomunitari. Essi costituiscono una componente importante della crescita occupazionale dell’ultimo periodo, ma sono prevalentemente impiegati in posti a forte intensità di lavoro, basse qualifiche, lavorazioni rischiose e nocive; retribuiti meno dei lavoratori italiani; più soggetti a precarietà quanto alla durata dei contratti e alla permanenza nel posto di lavoro. Inoltre, la stabilizzazione delle famiglie degli immigrati richiede politiche di integrazione e di istruzione, rivolte soprattutto ai loro figli”.
 Ammortizzatori sociali. Un’ulteriore indicazione riguarda gli ammortizzatori sociali. Afferma il Rapporto: “L’analisi del contesto familiare dei disoccupati rivela che, accanto ai ‘giovani disoccupati’ che ancora vivono in famiglie che li sostengono, esiste più di un milione di disoccupati con responsabilità familiari o che vive in famiglie con difficoltà economiche. La considerevole segmentazione del mercato del lavoro trova infine conferme nell’analisi della remunerazione dei dipendenti. Le differenze fra le retribuzioni lorde individuali del settore privato extragricolo nel 2002 riflettono la diversa produttività delle imprese e dei posti di lavoro, nonché le caratteristiche degli individui (quali il livello di istruzione). A parità di altre condizioni, vi sono comunque elevate differenze territoriali (i dipendenti del Mezzogiorno sono retribuiti circa il 10% in meno di quelli del Centro-nord), tra i lavoratori con contratto a tempo determinato e a tempo indeterminato (pur avendo contratti di lavoro che formalmente dovrebbero garantire loro la stessa remunerazione) e di genere (con un trattamento sfavorevole per le donne, in media di circa l’11%, a parità di posto di lavoro). Nonostante l’obiettivo dell’Ue di ridurre drasticamente il differenziale di trattamento economico tra uomini e donne, questa rimane una caratteristica sistematica dei mercati del lavoro di quasi tutti i paesi”.

 

Redattore Sociale