Rapporto con i nomadi, un problema culturale e di mentalità


Pubblicato il 11.01.2007 in News Sociale

Cosa succede quando vengono a confronto religioni, culture e modi di essere diversi? È il caso dei Rom, che pur avendo la famiglia come base ineliminabile sono visti dagli italiani come un continuo pericolo. Il parere di mons. Gabella.

 

La famiglia è il cardine della società, la sua cellula costitutiva, come è stato detto oggi durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale delle migrazioni 2007. Ma che cosa succede quando vengono a confronto nel paese religioni, culture e modi di essere così diversi? Che cosa succede, per esempio, nel caso dei Rom, che pur avendo la famiglia come base ineliminabile sono visti dagli italiani come un continuo pericolo e gente da tenere a debita distanza? Ne ha parlato oggi, sempre durante la conferenza stampa nella sala di Radio Vaticana, monsignor Pietro Gabella, responsabile per Migrantes dei Rom e dei Sinti. Ci sono aperture e disponibilità ad affrontare il tema, ma solo a parole. Quando si passa ai fatti le cose cambiano radicalmente. Ed è normale che quando si propone a gruppi di cittadini di convivere con un campo nomadi o con persone Rom ci sia una risposta iniziale di rifiuto. Quando si tratta di “zingari”, ha detto Gabella, c’è sempre una ribellione da parte delle popolazioni locali.

Si tratta quindi di lavorare prima di tutto nel campo della cultura e della mentalità. Non bastano dunque le leggi, anche se ovviamente sono fondamentali. Serve un cambiamento di mentalità che faccia da supporto a leggi migliori. Dovunque si vogliano collocare i Rom continuano infatti a fare paura ed è la Chiesa che si deve mettere in prima fila in quest’opera di cambiamento e di trasformazione della mentalità dominante. E’ brutto vedere credenti che non credono a questo tipo di percorso ed è anche un po’ strano (e forse ipocrita, ma il termine non è stato usato da monsignor Gabella) vedere i continui attacchi contro i Rom che sfrutterebbero i loro bambini per chiedere l’elemosina. “Io non sono certo per l’accattonaggio”, ha precisato Gabella, che però ha voluto anche far presente come i minori siano sfruttati in molti altri casi senza suscitare lo scandalo dell’opinione pubblica. Basta fare qualche esempio: i minori e i bambini utilizzati dalla pubblicità, i bambini utilizzati come esempi per far passare messaggi particolari. E c’è perfino un uso positivo, in buona fede, dei bambini, quello dei preti che qualche volta li utilizzano come ponte verso le famiglie. Ma poi è solo degli “zingari” che ci si scandalizza.

Migrantes fa eccezione, da questo punto di vista. Tra le sue attività e attenzioni ci sono infatti anche i Rom e i Sinti. In una delle sue recenti pubblicazioni, Migrantes dedica un capitolo a parte ai Rom e ai Sinti, in cui oltre a citare una frase di papa Paolo VI, si citano pensieri dei nomadi a proposito della famiglia e della religione e si traccia un quadro esatto della loro provenienza e della presenza in Italia.

 

Redattore Sociale


Autore: Pan