Rapporti tra italiani e romeni, Cehan: ''La gente è spaventata''


Pubblicato il 06.11.2007 in News Sociale

Parla il direttore di Gazeta Romaneasca, il principale settimanale italiano in lingua rumena (con una tiratura di 60.000 copie al mese). Il giornale in uscita pubblica la lettera di Romano Prodi contro le ‘’derive xenofobe’’.

“La gente è spaventata. Il decreto non so se funzionerà. Bisogna vedere come sarà applicato. Un accordo di estradizione tra Italia e Romania esiste già. Ma il vero obiettivo mi pare colpire chi non ha commesso alcun reato, ma è fastidioso, come i rom”. Sorin Cehan ha le idee chiare. Redattore sociale lo ha raggiunto al telefono mentre è al lavoro sul prossimo numero del giornale che dirige. Gazeta Romaneasca, il principale settimanale italiano in lingua rumena (con una tiratura di 60.000 copie al mese), che venerdì prossimo sarà in edicola con uno speciale dedicato all’omicidio di Giovanna Reggiani e alle reazioni dei rumeni al decreto legge varato dal Consiglio dei ministri. “Ci limiteremo a raccontare i fatti, a partire dall’aggressione a Giovanna Reggiani, i funerali, le reazioni al decreto, le prime espulsioni”. Ma anche le posizioni del governo rumeno, perché sul caso, a Bucarest, si è aperta una questione nazionale. “Dopo l’omicidio, tutta l’attenzione della stampa rumena è sull’Italia – dice Cehan -. E stanno uscendo fuori problemi di cui non si era mai discusso prima, come ad esempio il ruolo delle istituzioni rumene nelle gestione di questa grande e spontanea emigrazione di massa”. Un’emigrazione che, a parere di Cehan, non è granché aumentata dopo l’ingresso nell’Ue della Romania. “Già prima del 2006 si stimava la presenza di un milione di rumeni in Italia. Chi partiva dalla Romania sognava di raccogliere in pochi anni i soldi per comprare una casa e tornare. Ma oggi i prezzi degli immobili in Romania sono gli stessi che in Italia”.

Non solo. Il ministro del lavoro rumeno, Paul Pacuraru, ha dichiarato che in Romania mancano 1.500.000 lavoratori. E la Romania da paese di emigrazione si va trasformando in paese di immigrazione. Sempre più moldavi, ucraini e cinesi arrivano a Bucarest per lavorare. Il salario medio di un operaio è di 250 euro mensili. Ma la benzina costa un euro al litro e gli alimentari hanno prezzi simili al mercato italiano, secondo Cehan. E c’è anche un fattore culturale. “Il modello sociale che va di moda in Romania – dice Cehan - è la ricchezza fatta da un giorno all’altro, sull’onda del successo dei vari imprenditori che si sono arricchiti così, specialmente dopo le privatizzazioni selvagge seguiti al crollo del comunismo”.

Sulla questione dei Rom, Cehan assicura: “In Romania non esistono i campi nomadi. Ai tempi di Ceausescu tutti avevano alloggi popolari in affitto, di proprietà dello Stato. Le case sono state vendute dopo la rivoluzione. Oggi l’80% delle famiglie ha una casa di proprietà. Abbiamo interi paesi abitati solo da Rom. Certo nel passato non sono mancati casi di intere comunità che si sono scagliate contro le comunità rom, ma sono casi isolati”.

Il direttore della Gazeta non nega il problema della microcriminalità, dai furti del rame allo sfruttamento dell’accattonaggio, dai lavavetri ai furti. Ma punta il dito contro la polizia. “Se i bambini sono sfruttati la responsabilità è della polizia che non sa combattere questo fenomeno. Ci sono vere e proprie organizzazioni, uno storpio non può arrivare da solo da Bucarest. Anche la polizia italiana li vede, perché non prova a seguirli dalla mattina alla sera?”. Piccoli reati che – dice Cehan – “fanno paura alla gente comune, perché può capitare a tutti”. Il rischio però è quello di aumentare le tensioni. “L’atmosfera tra comunità rumene e società italiana è infiammata. Tre rumeni sono stati aggrediti e pestati a Tor Bella Monaca, un ordigno è stato fatto esplodere davanti a un negozio rumeno a Monte Rotondo. E poi ci arrivano segnalazioni di bambini rumeni trattati male a scuola e di gente impaurita che vuole andare via dall’Italia. Anche per questo il giornale pubblicherà la lettera di Romano Prodi contro le “derive xenofobe”.

 

Redattore Sociale


Autore: gdg