ROMA – “Per affrontare il problema dei senza fissa dimora ci vogliono idee innovative perché sulle questioni del disagio e della solidarietà non è possibile continuare a poggiarsi solo sulle amministrazioni pubbliche, che da sole non ce la potranno mai fare a rispondere a una domanda crescente che spesso diventa una vera e propria emergenza”. Ne è convinto Alessandro Radicchi, direttore dell’Osservatorio nazionale del disagio e della solidarietà nelle stazioni, che si occupa da anni di clochard e disagio sociale. Radicchi pensa che abbia ragione il presidente della Comunità di Capodarco, don Vinicio Albanesi (vedi lancio precedente) a chiedere un coinvolgimento diretto anche della Chiesa. “Proprio perché penso che sia necessario avviare la sinergia tra lo Stato, il pubblico in genere e il mondo dell’associazionismo, ma anche delle imprese, credo, da cattolico, che sarebbe molto importante una presa di posizione diretta della Chiesa”. Secondo Radicchi, che in questi anni ha lavorato sempre in sintonia con la Caritas, anche la Chiesa dovrebbe quindi farsi coinvolgere di più, per mettere a disposizione di chi non ha casa o è costretto a vivere sulla strada le strutture che non vengono utilizzate. “Ne abbiamo parlato per esempio in più occasioni con i nostri amici francescani – dice ancora Radicchi - a proposito di conventi o convitti che magari in determinati momenti non vengono utilizzati”.
Intanto, proprio con Radicchi, abbiamo fatto il punto sull’esperienza specifica che ha coinvolto i centri operativi nelle stazioni delle principali città italiane e i vari “help center” della solidarietà. A Roma, legate ai progetti dell’Onds e delle Ferrovie ci sono due punti importanti: il centro di via Marsala, meglio conosciuto come “binario 95” (dove tra l’altro è nata l’esperienza del giornale di strada Shaker) e il centro diurno del binario Uno. “Noi lavoriamo da anni con i senza fissa dimora con l’Osservatorio nazionale del disagio e della solidarietà nelle stazioni – spiega il direttore dell’Onds - con le Ferrovie, l’Anci e il Terzo settore abbiamo maturato esperienze importanti nell’ambito della sinergia positiva tra l’ammistrazione pubblica, il privato, le fondazioni e le associazioni e gli enti del Terzo settore”. Da questa esperienza, che ora vede il coinvolgimento anche di importanti fondazioni, come per esempio la Vodafone, che ha contribuito al finanziamento del centro diurno, il direttore dell’Onds ha tratto importanti insegnamenti sugli intrecci virtuosi tra risorse pubbliche e private e in generale tra organizzazione pubblica e organizzazione privata, o meglio del privato sociale. E ora, nei progetti per il 2008, ci sono anche altre importanti fondazioni che si vogliono mettere in gioco. Il centro diurno di Roma apre ogni mattina alle 9, ovvero mezzora dopo la chiusura (alle 8,30) dei centri della Caritas che coprono anche la notte. Il centro della stazione rimane invece aperto fino alle 22.
Redattore Sociale