L'analisi dell'Asgi. Tra le priorità modificare la norma che impone allo straniero nato in Italia la residenza continuativa per almeno 18 anni. ''C'è un serio deficit di legittimità democratica''.
Collegare la legge sulla cittadinanza italiana per gli stranieri alla legislazione sull'immigrazione. Modificare la norma che impone allo straniero nato in Italia la residenza legale continuativa per almeno diciotto anni. Accorciare i tempi di residenza per ottenere la cittadinanza italiana, passando dagli attuali 10 anni a 5. E poi i rifugiati: privati della protezione dallo stato di cui sono cittadini, hanno la necessità di un accesso alla cittadinanza molto più urgente. Sono le principali osservazioni dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) al testo che raccoglie le proposte per la riforma della legge sulla cittadinanza italiana, discusso lunedì in occasione delle audizioni di rappresentanti delle autonomie locali, di organizzazioni del settore, di esperti. Il documento andrà all'esame dell'Aula tra pochi giorni. L'Asgi ha presentato un dettagliato documento, curato dal professore Paolo Bonetti, professore associato di diritto costituzionale nell'Università degli studi di Milano-Bicocca, ed elaborato col contributo di altri 7 soci e collaboratori Asgi.
"Il criterio dello jus sanguinis - spiega l'Asgi - ovvero dell'acquisto della cittadinanza per discendenza o filiazione, è tuttora il principio fondamentale del nostro ordinamento". Alla base della riforma della legge in vigore (la 91/1992), dovrebbe dunque esserci l'ampliamento del criterio di cittadinanza allo jus soli, ispirandosi alla Francia (legge 6 marzo 1998) o alla Germania (legge 15 luglio 1999, entrata in vigore il 1 gennaio 2000). "Confrontandola con le normative degli altri Stati membri dell’Unione Europea - aggiunge l'Asgi - la legge sulla cittadinanza italiana mostra anomalie e ritardi rispetto alla realtà sociale, e non risponde alle sfide e alle domande di integrazione". In particolare per due aspetti: le condizioni restrittive per la naturalizzazione degli immigrati di lungo periodo (imposizione di un requisito di residenza minimo di 10 anni, eccessiva lunghezza dei procedimenti amministrativi, eccessiva discrezionalità delle procedure di esame delle istanze) e la mancanza di un impianto normativo fondato sull’acquisto della cittadinanza per jus domicilii a favore degli immigrati di seconda generazione, cioè dei minorenni o comunque giovani, figli di immigrati, nati in Italia o che siano arrivati durante la minore età con ricongiungimento familiare.
"Ne è conseguito che nell’ultimo decennio - sottolinea l'Asgi - a fronte di un deciso incremento della popolazione straniera regolarmente soggiornante in Italia, si sia registrata una diminuzione del numero di naturalizzazioni. Questo, unito alla mancata previsione dell’elettorato attivo e passivo alle elezioni locali, comporta un ampliamento delle fasce di popolazione residente che non hanno accesso ad alcun livello di rappresentanza politica. Un serio deficit di legittimità democratica delle nostre istituzioni". Occorre inoltre, secondo l'Associazione, che nella nuova legislazione siano tenute in considerazione tutte le situazioni di legale adozione e affidamento dei minori stranieri, che si preveda l’acquisto della cittadinanza anche allo straniero neo-maggiorenne il cui genitore acquisti la cittadinanza italiana, o al genitore il cui figlio, nato in Italia, abbia la cittadinanza (cioè i casi, sempre più frequenti, di coppie miste). Non solo: se oggi la legge facilita la naturalizzazione del rifugiato politico rispetto a quella del semplice migrante prevedendo unicamente una riduzione del periodo di residenza richiesto, da dieci a cinque anni, secondo l'Asgi tale periodo dovrebbe essere portato a soli 3 anni; oltre a eliminare ogni criterio di requisiti legati al reddito e all’integrazione linguistica e sociale. Un esempio sono la Francia, che non richiede un periodo minimo di residenza per la naturalizzazione dei rifugiati, o il Lussemburgo e l’Irlanda, che esentano abitualmente i rifugiati dai requisiti richiesti per la naturalizzazione dei cittadini stranieri.
Redattore Sociale