Povertà in crescita nell'Ue, Caritas Europa lancia l'allarme


Pubblicato il 14.02.2013 in News Sociale


Il rapporto "L'impatto della crisi europea" analizza le ricadute economiche e sociali nei cinque “paesi deboli” dell’Ue: Italia, Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda


“Le misure di austerità – se non accompagnate da adeguate politiche di sostegno e di sviluppo – rischiano di avere un impatto sempre più negativo sulle vite delle persone povere, e di far cadere molte altre persone per la prima volta in una condizione di povertà”. È l’allarme che arriva da Caritas Europa che presenta oggi 14 febbraio presso l’Ufficio di Dublino del parlamento Europeo - durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea dell’Irlanda, e in contemporanea negli altri paesi europei, il rapporto “L’impatto della crisi europea”. Tre anni fa in questa stessa data, Caritas Europa lanciava per l’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, la sua campagna "Zero Poverty. Agisci Ora" e per l’occasione papa Benedetto XVI visitava l'ostello della Caritas diocesana di Roma "Don Luigi Di Liegro".

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Realizzato in collaborazione con le Caritas nazionali di Italia, Portogallo, Spagna, Grecia e Irlanda, il Rapporto analizza per la prima volte le ricadute della crisi economica e delle misure di austerità in questi cinque “paesi deboli” dell’Unione Europea. L'analisi prende le mosse dalla situazione che c’era prima della crisi: “Nel 2007 - si legge nel rapporto - accanto a due paesi con budget surpluses (Irlanda e Spagna), altri due (Italia e Portogallo) si distinguevano per deficit di bilancio negativi, di poco inferiori alla soglia del 3 per cento del Pil imposta dal Patto di stabilità, mentre la Grecia si caratterizzava per un deficit di bilancio che superava tale soglia. Soltanto un anno dopo, alla fine del 2008, tutti e cinque i paesi avevano livelli di deficit superiori alla media europea. Tre anni dopo, alla fine del 2011, quattro di questi paesi avevano raggiunto i più elevati livelli di debito pubblico dell’intera Unione Europea: Grecia (pari al 170,6 per cento del Pil), Italia (120,7 per cento, ovvero 1.906.738 milioni di euro), Portogallo (108,1 per cento) e Irlanda (106,4 per cento). L’unica eccezione è costituita dalla Spagna, che con un valore del 69,3 per cento era ancora sotto il valore medio europeo (82,5 per cento)”.
“La risposta dei governi a tale situazione - spiega Caritas Europa - sta determinando nei diversi paesi un circolo vizioso: i tagli alle spese operati con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi europei di riduzione del debito pubblico, stanno riducendo il livello dei consumi e determinano costi sociali elevati, legati al mancato accesso ai servizi da parte di una porzione significativa di popolazione, colpita da disoccupazione in aumento. Tale meccanismo, associato alla necessità di continuare a pagare gli interessi sul debito stanno rendendo difficile, se non impossibile, la crescita economica. Tale meccanismo, segnalato anche dal Fmi che inizialmente appariva limitato alle economie più deboli dell’Unione, si sta diffondendo all’intero continente europeo, che evidenzia nel suo complesso deboli segnali di crescita e sviluppo economico”. Dal punto di vista sociale, “la situazione descritta presenta un quadro europeo contrassegnato da rischi sociali in aumento, da sistemi sociali indeboliti e da individui e famiglie sempre più in difficoltà”.
La prima parte del Rapporto si conclude con una riflessione: “Alcune misure di austerità possono essere state necessarie, tuttavia l’attuazione esclusiva di tali misure, di per sé, non sarà sufficiente a risolvere la crisi economico-finanziaria”. Inoltre, “uno dei problemi legati alle politiche di austerità messe in atto dai governi risiede nel fatto che tali misure, che possono avere un qualche effetto positivo nel breve periodo, possono allo stesso tempo produrre delle conseguenze negative a lungo termine, soprattutto nel settore del welfare pubblico, della salute, dell’educazione”.
Nel Rapporto, un capitolo è dedicato alle esperienza delle organizzazioni aderenti alla rete Caritas nei cinque paesi, approfondendo alcuni progetti e attività realizzate negli ultimi 2-3 anni. Le Caritas dei cinque paesi-studio sottolineano in particolare come, a fronte di uno sviluppo di nuove forme di povertà, l’aumento delle difficoltà nel reperimento dei fondi e delle risorse economiche necessarie per il finanziamento delle attività. “In molti paesi – scrive Caritas Europa - il contributo pubblico si sta riducendo, i sistemi fiscali sono meno favorevoli, le collette e le campagne di raccolta fondi stanno producendo meno risultati, anche nei paesi più ricchi”.
Nello specifico dei cinque paesi presi in esame, Caritas Grecia ha sviluppato nel corso degli anni una grande esperienza di lavoro a favore dei migranti e dei rifugiati, colpiti in tempi recenti dall’onda lunga della crisi economica. In Irlanda, la Caritas nazionale svolge attività di coordinamento di varie organizzazioni caritative a livello nazionale e locale. Nelle 68 diocesi della Spagna, la Caritas opera attraverso l’azione di circa 65mila volontari e le persone complessivamente aiutate supera il milione, quando era di circa 300.000 unità nel 2007.
In Portogallo, la Caritas evidenzia il crollo della fiducia in coloro che stanno vivendo l’esperienza della povertà e del disagio economico e un aumento pari al 64per cento nel numero di persone aiutate (88.000 nel primo semestre 2012, circa 30.000 nello stesso periodo dell’anno precedente).
In Italia, l’ultimo Rapporto Povertà pubblicato da Caritas Italiana analizza alcune tipologie sociali emergenti (giovani adulti, piccoli imprenditori, stranieri ed anziani), a forte rischio di povertà ed esclusione sociale, a causa della recente crisi economica. Le cinque Caritas nazionali, insieme a Caritas Europa, nel Rapporto chiedono ai competenti governi nazionali e locali, di “consolidare (e non indebolire) i sistemi di welfare, rafforzare i servizi essenziali, implementare misure di inclusione attiva nel mercato del lavoro, attribuire costi maggiori a coloro che possono permettersi di farlo, prevedere la possibilità che le amministrazioni forniscano impieghi lavorativi di “ultima istanza” a favore di soggetti esclusi dal mercato del lavoro, assicurare una governance inclusiva, migliorare il controllo e la pianificazione dei servizi e delle prestazioni sociali”.

Sulla scia del Rapporto, il prossimo 21 febbraio a Bruxelles, nel corso di un seminario di studio presso il Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese), Caritas Europa presenterà anche il proprio “Shadow Report”, che include una valutazione sui Programmi nazionali di riforma 2012 predisposti dai diversi paesi membri (tra cui anche l’Italia). Inoltre Caritas Europa intendere ripetere l’operazione nel 2013, con un aggiornamento della situazione e includendo nuove Caritas nazionali in difficoltà a causa della crisi economica. Per Italia il rapporto è pubblicato on line da Caritas Italiana sul proprio sito internet


Fonte: Redattore Sociale

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