Piazza Grande: “Serve strategia nazionale per gli homeless”


Pubblicato il 03.04.2013 in News Sociale

 

 

L’associazione di Bologna boccia l’idea di tenere aperti i dormitori del Piano freddo. Un modello che va “abbandonato”, secondo Pezzana della Fiopsd a favore di alloggi stabili e interventi che in 2 o 3 anni risolvano i problemi delle persone


 

L’associazione Piazza Grande prende posizione sulla chiusura del Piano freddo del Comune, definisce “drammatica” la situazione delle 200 persone che dall’inizio del mese sono rimaste senza un posto letto, ma boccia l’idea di aprire o tenere aperti altri dormitori, come chiesto dal sindacato Asia-Usb. “Negli ultimi anni – spiega Piazza Grande sul proprio profilo facebook – c’è stata molta attenzione da parte del Comune e dei suoi tecnici per cambiare il sistema di accoglienza. Dall’altro lato, per le persone senza dimora la casa non è la soluzione di tutti i problemi. Devono esserci anche dei servizi di accompagnamento psicologico e sociale che aiutino la persona a uscire dalla condizione di marginalità. Dare una casa non basta, e il Comune non può affrontare da solo un bisogno sempre più crescente”. Insomma, il Comune di Bologna “sta facendo il possibile”. Uno sforzo che però non elimina il problema soprattutto perché la questione della povertà e dei senza tetto non è locale, ma deve essere affrontato con una “strategia unica a livello nazionale”. 

“Il punto – continua Piazza Grande – è che a Bologna ogni anno almeno 2 mila persone passano una notte in strada. Di queste solo il 27% è residente in città. Dovremmo trovare una casa per tutti? A noi piacerebbe, ma oggi non è realistico. La questione è che le grandi città italiane affrontano un problema nazionale con risorse locali. Questo è il corto-circuito”. Piazza Grande punta il dito contro la legge quadro dei servizi sociali 382/2000, legge che affida al Comune di residenza il compito di intervenire. “La residenza – spiega l'associazione – è diventata l’alibi che permette ai servizi sociali di affermare ‘non è mia competenza, non me ne devo occupare’”. Una soluzione per uscire dal vicolo cieco potrebbe essere quella di una Strategia nazionale per i senza fissa dimora, da alimentare concretamente anche grazie ai fondi europei e capace di coordinare interventi su tutto il territorio italiano.

“I fondi europei sono già stati usati dalla Regione Sicilia, la prima in Italia che ha attinto all’Unione europea per finanziare interventi a favore dei senza casa”, spiega Paolo Pezzana, presidente della Fio.psd, la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora. “Tutte le regioni italiane dovrebbe fare la stessa cosa, Emilia-Romagna compresa. Chiaramente – ragiona Pezzana – l’onere dell’intervento non deve essere lasciato al singolo Comune. Serve una collaborazione tra assessorato regionale al bilancio, le associazioni e tutti i comuni del territorio, non solo i più grandi. Soprattutto bisogna abbandonare il modello di accoglienza basato sul dormitorio per passare a interventi che ruotano attorno a un alloggio stabile e capaci in 2 o 3 anni di risolvere i problemi delle persone”. 

 


Autore: Giovanni Stinco
Fonte: Redattore Sociale