''Per risolvere i problemi non basta guardare solo 'dentro' il carcere''


Pubblicato il 31.05.2006 in News Sociale

La regione Piemonte apre un bando per progetti volti al reinserimento sociale dei detenuti. L'assessore Migliasso: ''La società intera deve offrire possibilità di reinserimento a chi ha avuto problemi con la giustizia''.

Il Piemonte conferma e rilancia l’impegno a sostegno della popolazione carceraria. Tra le realtà più attive nel promuovere progetti volti a migliorare la qualità della vita e ad investire nella rieducazione di detenuti, la Regione ha aperto un Bando per la realizzazione di nuovi progetti sociali, culturali e sportivi per contrastare devianza e criminalità, e favorire il reinserimento socio-lavorativo di chi ha avuto problemi con la giustizia.

L’iniziativa è stata illustrata dall’assessore regionale al Welfare e Lavoro, Teresa Angela Migliasso, e dal Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte e della Valle d’Aosta, Aldo Fabozzi. “I problemi relativi alla devianza, alla criminalità e alla pena – ha evidenziato l’assessore al Welfare - sono una dolente attualità, e nonostante i tentativi di riforma e l’impegno di quanti operano nell’Amministrazione penitenziaria, ci troviamo di fronte a Istituti sovraffollati, gravi carenze di personale, un cambiamento delle caratteristiche dei detenuti (stranieri, tossicodipendenti con problemi psichiatrici, ecc…), persone che presentano problemi e bisogni diversi, da quelli di natura sanitaria a quelli di sostegno sociale e a cui è difficile far fronte nell’attuale situazione”.

Il quadro della situazione da fronteggiare, delineato dall’assessore Migliasso, è stato poi ulteriormente definito dall’aggiornamento sulla popolazione carceraria in Piemonte: oggi sono circa 5200 le persone in carcere, con una presenza di tossicodipendenti per oltre il 33%, e una crescita costante di persone extracomunitarie. Se questa è la situazione da fronteggiare, la convinzione dell’amministrazione piemontese è che i problemi non possano essere affrontati guardando solo “dentro” il carcere: “gli sforzi per prevenire e combattere la devianza – continua l’assessore al Welfare - devono essere attuati nell’ambito di tutta la società, che deve essere in grado di accogliere e offrire possibilità di reinserimento alle persone che hanno avuto problemi di giustizia.”

Per questo, i progetti dovranno realizzare in modo prioritario: 1)interventi di sostegno alla genitorialità delle persone in esecuzione penale e a favore delle loro famiglie; 2) progetti per la popolazione femminile detenuta e i bambini presenti negli Istituti penitenziari; 3)progetti rivolti a particolari fasce di popolazione in esecuzione penale: stranieri, sex-offenders, tossicodipendenti; 4) interventi mirati a ridurre la conflittualità sociale, contrastare la devianza e favorire l’educazione alla legalità nelle scuole, 5)interventi a sostegno delle persone inserite in un percorso di reinserimento lavorativo e integrazione sociale; 6) interventi di orientamento all’accesso al sistema dei servizi e di diffusione di informazioni per le persone in esecuzione penale; 7) attività formative brevi, collegate al sistema della formazione professionale attraverso il sistema dei crediti; 8)progetti mirati ad avviare attività lavorative interne agli Istituti; infine, 9)progetti di formazione congiunta rivolti a operatori pubblici, dell’Amministrazione Penitenziaria e del privato sociale.

Un intervento articolato, per il quale sono stati stanziati 975mila euro: 800mila finanziati dall’Assessorato al Welfare per progetti sociali, 100.000 euro dall’Assessorato allo Sport per progetti sportivi e 75.000 euro dall’Assessorato alla Cultura per progetti culturali. Per l’assessore al Welfare, la cultura della progettazione partecipata entra finalmente anche nel settore penitenziario.

Possono presentare i progetti, entro il termine del 4 luglio 2006, enti locali, agenzie formative, associazioni culturali, sportive, di volontariato, cooperative, cooperative sociali e loro consorzi. La partnership deve comprendere obbligatoriamente il “Gruppo Operativo Locale” di appartenenza: su tutto il territorio regionale, infatti, sono attivi 13 gruppi, composti da operatori di Enti Locali, Amministrazione penitenziaria, Enti gestori dei servizi socio-sanitari, Sert, Centri per l’impiego, volontariato e associazioni, coordinati da Province o Comuni. Per i progetti che si attuano all’interno degli Istituti penitenziari, invece, la partnership deve comprendere la Direzione dell’Istituto. Bando e modalità di presentazione dei progetti disponibili su www.regione.piemonte.it alla voce “bando progetti”.


Autore: Stefano Bracalente
Fonte: Redattore Sociale