La riduzione di 3 anni delle pene metterà in libertà circa 12 mila detenuti nell’immediato, secondo il Dap, a cui si potrebbero aggiungere altre 6-7mila uscite nel corso dell’anno. Ora la legge passa al Senato.
Passa l'indulto alla Camera con 460 voti a favore, 40 in più della maggioranza dei due terzi richiesta dalla Costituzione. Adesso è il turno del Senato. La riduzione di 3 anni delle pene rimetterà subito in libertà circa 12mila detenuti, secondo le stime del Dap, a cui si aggiungeranno presumibilmente altri 6 o 7mila uscite anticipate nel corso dell'anno. Per Patrizio Gonnella - presidente dell´associazione Antigone - è "un'occasione storica per riorganizzare il sistema penitenziario, vittima di una emergenza istituzionalizzata". Il testo approvato prevede uno sconto fino a 3 anni per le pene detentive e fino a 10 mila euro per quelle pecuniarie, ma solo per i reati commessi prima del 3 maggio 2006. Nessuno sconto, invece, per le pene accessorie, anche se temporanee. Il bonus viene cancellato se il beneficiario commette nei cinque anni successivi all'indulto, un reato che sia punito con una condanna di almeno due anni di detenzione. Dall'indulto non sono esclusi i recidivi. Dal provvedimento di clemenza rimangono esclusi i reati di terrorismo, mafia, attività sovversive, stragismo, banda armata, riduzione in schiavitù, usura, sfruttamento della prostituzione, pedofilia, stupro, rapimento, razzismo e spaccio di stupefacenti. Il testo è stato fortemente criticato dall'Italia dei Valori per non aver escluso dall'indulto i reati di corruzione e concussione, i reati finanziari e il voto di scambio.
Le critiche guidate dal partito di Antonio Di Pietro riguardano la diminuzione di pena di circa 80 "colletti bianchi" detenuti. Un numero irrisorio rispetto alle cifre dell'emergenza carcere a 16 anni dall'ultimo indulto. Alla fine del 2005 i detenuti nelle carceri italiane erano 59.523, oltre 16mila in più rispetto ai 42.952 posti letto disponibili, nel 1990 erano 25.804. Ogni 100 detenuti ce ne sono 39 di troppo rispetto ai posti degli istituti di pena. Se il provvedimento sarà approvato anche al Senato la popolazione carcerata diminuirà di almeno 15mila unità, giungendo ad un numero equivalente ai posti letto disponibili e – stima Antigone – si libereranno circa 500milioni di euro, che potranno essere reinvestiti nella riorganizzazione dell'Amministrazione Penitenziaria. Sulla stessa linea il sottosegretario alla giustizia con delega all'amministrazione penitenziaria, Luigi Manconi, che chiede di applicare le leggi rimaste finora disapplicate e annuncia l'imminente istituzione di una commissione delegata alla verifica dell'attuazione del regolamento di esecuzione: "se passa l'indulto, non ci sono più alibi per non fare una riforma del Dap". Soddisfatto anche Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze che crede al provvedimento di clemenza "per far uscire il carcere da una situazione di illegalità". Ma in carcere 4 persone su 10 sono in attesa di giudizio, 3 su 10 hanno problemi di tossicodipendenza, e altrettanti sono stranieri, di cui l'80% è stato arrestato per reati contro la legge sull'immigrazione Bossi Fini. Per questo, ricorda Corleone "se oggi abolissimo le tre leggi criminogene su droga, immigrazione, e recidivi, e applicassimo ai reati minori pene alternative alla detenzione, non avremmo in carcere più di 20mila persone". Concorda Massimo Brutti, responsabile giustizia dei Democratici di sinistra (Ds), che proprio ieri sera ha depositato un progetto di legge per abrogare la norma sull'inasprimento delle pene contro i recidivi, contenuta nella ex-Cirielli.
Redattore Sociale