È iniziata ieri in tutta Italia una ricerca sulle condizioni dei senza tetto, a cui tutti possono partecipare come volontari
Nel censimento nazionale che si sta svolgendo in queste settimane mancano “all’appello” migliaia di individui: sono le persone che non hanno una casa e vivono per strada, che in questa statistica non possono essere conteggiate. Ecco quindi perché da ieri è in corso anche una Ricerca nazionale sulla condizione delle persone senza dimora, progetto promosso dalla Fio.Psd (Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora) con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Caritas e Istat.
L’iniziativa permetterà di avere un censimento dei senza tetto e una fotografia della loro condizione di vita, grazie a 5.500 interviste che fino al 20 dicembre verranno condotte da comuni e organizzazioni, ma soprattutto da migliaia di volontari. Digi.TO ha intervistato in merito Cristina Avonto, una rappresentante Fio.Psd a Torino.
Qual è l’importanza di avere un censimento nazionale delle persone senza dimora?
«E’ importante in primo luogo per poter quantificare per la prima volta con buona precisione il numero dei senza dimora in Italia; non si può continuare a parlare e ad agire verso un fenomeno del quale non si conoscono le reali dimensioni. In secondo luogo la ricerca fornirà tante e importanti informazioni sul percorso di vita di queste persone».
Qual è la situazione italiana? E quanto è facile oggi, con particolare riferimento ai giovani, essere emarginato dalla società?
«Nel 2010 sono stati effettuati interventi di risposta ai bisogni primari in 1.300.000 casi di persone in difficoltà che chiedevano aiuto. Questo non può essere sottovalutato, specie se si considera che il 90% di queste richieste non sono rivolte direttamente a servizi pubblici ma ad enti e servizi di terzo settore, per quanto in parte finanziati dall’ente pubblico. Nel Paese c’è una fascia importante e crescente di persone che non riescono a soddisfare con le loro risorse e capacità neppure i propri bisogni primari e che dunque per la sopravvivenza dipendono letteralmente dalle risorse della comunità in cui si trovano. In questo panorama il fenomeno dei giovani in condizione di grave marginalità è pericolosamente in aumento, sia per la de-strutturazione che la famiglia tradizionale affronta, venendo meno come ammortizzatore sociale naturale, combinato con le oggettive difficoltà di inserimento lavorativo».
Con la costante riduzione dei fondi e l’incertezza sulle politiche sociali, qual è l’effettivo rischio per l’assistenza a chi non riesce a inserirsi o reinserirsi nella società?
«L’Italia, anche in un campo privo di riferimenti e di risorse significative, davanti ad un bisogno importante di persone fortemente deprivate, ha mostrato la dignità necessaria per potersi dire un “paese civile”, che attraverso un numero importante di organizzazioni private e pubbliche si è letteralmente inventato, negli anni, un sistema di servizi capace di fronteggiare almeno in parte quella che ormai è diventata un’emergenza sociale permanente. L’insieme delle risorse disponibili non basta probabilmente ad integrare quanto sarebbe necessario per contrastare efficacemente l’homelessness, ma la strada tracciata finora vale a confermare che, se vi fosse la volontà politica di investire sulla reinclusione delle persone senza dimora e sulla capacità dei servizi esistenti di occuparsene efficacemente, si potrebbe ottenere qualche risultato apprezzabile. Fio.Psd inoltre crede che nelle politiche sui senza dimora si possa creare un piccolo ma significativo laboratorio di welfare: intervenendo sull’homelessness infatti si colpirebbe la punta di un iceberg che potrebbe poi essere sgretolato estendendo l’ambito delle misure sperimentate».
Uno dei concetti che passa dall’iniziativa è quello che tutti possono fare qualcosa…
«Giusto. Chiunque può ed è invitato a partecipare; non solo perché darà un prezioso aiuto a una ricerca impegnativa e con budget contenuto, ma soprattutto perché in tal modo riusciremo a far avvicinare nuove persone ad una realtà che è sempre stata vista con diffidenza se non timore».