Alimenti da pagare, spese, affitti. E, su tutto, la crisi. Si è fatta sempre più dura la vita di molti padri separati. In Italia sono 4 milioni e di questi 800 mila rasentano la soglia della povertà. Ben 90 mila vivono solo nella Capitale e 50 mila a Milano.
LE MENSE DEI POVERI. Non a caso l’Ami (Associazione matrimonialisti italiani) stima che il 25% degli ospiti delle mense dei poveri siano proprio papà in difficoltà. Nell’80% dei casi, sono obbligati a mantenere moglie e figli, magari con affitti o mutui da pagare, e si ritrovano con poche risorse per sopravvivere.
Le separazioni, infatti, rischiano spesso di ridurre al lumicino anche stipendi rispettabili che di media si aggirano tra 1.500 e 1.800 euro al mese.
Fabrizio, 45 anni: «È stata dura tornare a vivere con mamma»
In Italia sono 4 milioni i padri separati e 800 mila rasentano la soglia della povertà.
Ne sa qualcosa Fabrizio, 45 anni, di Roma. Lui una casa sua non ce l’ha. «Ma sono fortunato», ha raccontato a Lettera43.it, «perché ho una madre, pensionata, che vive in un alloggio popolare». Anche se, ha ammesso, «non è stato facile tornare all’ovile dopo una vita indipendente».
CASE E CONDOMINI AD HOC. Per far fronte all'emergenza in molte città italiane sono nate negli ultimi anni case ad hoc per ospitare i papà separati e divorziati in difficoltà. Si tratta per lo più di piccoli appartamenti e condomini gestiti da enti locali o associazioni benefiche.
«NO ALLA GUERRA TRA POVERI». A Roma una di queste residenze si trova nella periferia nord-est «La conosco», ha detto laconico Fabrizio, «ma una sola casa non risolve i problemi. Sono moltissimi i padri nella mia situazione. E io non ci sto a fare la guerra tra i poveri». Lui campa facendo lavori saltuari, è separato da cinque anni, e ha un figlio 14enne. «A Natale ho regalato al mio ragazzo il telefonino», ha ricordato. «Ho smesso di fumare pur di racimolare un po’ di soldi, ma la gioia di mio figlio per questo dono mi ha riscattato di tutti i sacrifici».
Oscar, 47 anni: «Mi arrangio con i buoni pasto»
Bolzano è la prima città in Italia ad aver lanciato nel 2004 l’idea di una casa per accogliere padri separati. Cinque stanze con bagno, più una cucina e un soggiorno comune. L’iniziativa è stata promossa dall’Asdi (Centro di assistenza separati e divorziati) che, da due anni, ha fatto un ulteriore passo avanti nelle sue politiche di accoglienza, mettendo a disposizione dei papà in difficoltà quattro mini appartamenti autonomi.
DUE ADOLESCENTI A CARICO. Oscar, 47 anni è uno di quelli che ci vive. «Sono stato l’ultimo ad arrivare nella prima struttura a maggio del 2010», ha raccontato, «e dal 2011 sono diventato inquilino di uno dei nuovi appartamenti dell’associazione». Separato da tre anni, dopo un matrimonio ventennale, fa il sindacalista (settore trasporti della Uil) e ha due figli a carico, un ragazzo di 17 e una ragazza di 13.
IN BUSTA 1.600 EURO, 600 PER I FIGLI. La crisi morde e Oscar non ha nascosto le sue difficoltà di padre «con una busta paga di 1.600 euro netti e 600 mensili da passere ai figli». L’alloggio Asdi gli costa 400 euro al mese, spese incluse. Non è difficile calcolare quanto gli rimanga in tasca. «Senza contare», ha aggiunto, «che devo pagare alla banca una rata da 335 euro per un prestito che nel tempo si è allargato. La pago da due anni e me ne mancano ancora sette».
In pratica, non gli rimane granché per sfamarsi. Il sindacalista si arrangia così con i buoni pasto. «E, poi, non lo nascondo, mi aiuta mia madre».
GLI EFFETTI DELLA CRISI. Tanta voglia di fare, ma le possibilità in questo momento non ci sono: «Negli ultimi due anni la recessione si è fatta sentire in modo violento anche in un’isola felice come questa. Io provo a trovare un secondo o terzo lavoro, ma oggi» si è sfogato, «è impossibile». Proprio l’estate scorsa Oscar ha tentato di fare qualche soldo con la raccolta delle mele. «Mi sono proposto anche per otto euro all’ora, ma niente. Ci sono i polacchi che si accontentano di cinque». Tanta fatica, ma anche qualche speranza: «La prima corporazione italiana è il Parlamento. Io mi fido dei tecnici, però. Tuttavia, tra un anno tornerà la stessa classe dirigente che ci ha ridotti così e vanificherà anche i sacrifici che stiamo facendo ora».
L'AFFIDO CONDIVISO. Come per Fabrizio, però, anche per Oscar i figli vengono prima di tutto. E così nei fine settimana che trascorrono a casa con lui (in base alla decisione del giudice che ha disposto l’affido condiviso) prova a non far mancare loro nulla. «Se cercano qualcosa nel frigo che non c’è», ha subito detto con orgoglio di padre, «non faccio pesare mai la situazione. Pure se ho 30 euro in tasca, ne tengo per me solo 10».
Francesco, 31 anni: «Costretto a scegliere tra mia figlia e il lavoro»
Per Francesco, romano d’adozione, invece, crisi e separazione sono più complicati da gestire insieme. «Ho una figlia di cinque anni e sono separato dal 2008». Toscano d’origine, fa il tecnico audio. «Sono un free lance, però», ha sottolineato, «e rispettare il calendario di date fissato dal giudice è davvero complicato. Io non posso decidere a priori quando sarò libero».
TEMPO VS SOLDI. Il difficile bivio davanti a cui spesso si è trovato di fronte è proprio quello di dover scegliere tra il lavoro per sostenere la bambina e il tempo da dedicarle.
In questo momento sta lavorando per la produzione del Grande Fratello. «Finisco ad aprile, ma in questi sei mesi di contratto a termine per lo meno sono riuscito a organizzare meglio i miei tempi». In che modo? «Ho rinunciato a quattro giorni di lavoro al mese per stare con la piccola».
LAVORO DA FREE LANCE. Lui di anni ne ha 31 e tuttavia sul futuro ci scommette poco: «Con un lavoro a chiamata come il mio non è facile neppure psicologicamente». Francesco, infatti, è un papà che guadagna tra i 1.500 e i 1.600 euro netti al mese. «Anche se non è sempre così» ha evidenziato. «Dipende dalle produzioni e dalla crisi. Quello che non cambia, invece, sono le spese da sostenere».
OGNI MESE 1.200 EURO DI SPESE. Il suo elenco parte dai 300 euro di alimenti, poi ci sono i 370 di rata per il mutuo della casa, esborso che divide con la ex compagna, e infine i 500 di affitto per l’appartamento in cui oggi vive. «Così 1.200 euro se ne vanno via in un batter d'occhio. E io a volte sono costretto a chiedere una mano ai miei genitori. Ho dovuto abituarmi alla prospettiva del ‘domani si vedrà’».
Massimo, 50 anni: «Mi sono appoggiato alle mense parrocchiali»
Pure a Napoli, dove l’arte dell’arrangiarsi è un must, i papà separati non se la passano bene. Parola di Massimo, 50 anni, con tre figli oggi maggiorenni. «Sono separato da 10 anni. La mia fortuna è stata che quando avevo i bambini piccoli potevo contare su un lavoro più stabile», ha detto con un pizzico di emozione.
GIORNALISTA DI STRADA. Era impiegato in un parco giochi. «Questa occupazione è durata 14 anni», ha spiegato, «poi ho fatto tante cose, anche il benzinaio». Oggi lavora per il mensile di strada Scarp de’ tenis: «Prendo una percentuale sugli articoli che scrivo e sulle copie che vendo. Così riesco a racimolare tra i 400 e i 500 euro al mese». Tra l’affitto da pagare (250 euro in un paese della cintura napoletana) e la benzina, Massimo è uno di quei papà che fino a qualche tempo fa si appoggiavano anche «a qualche mensa parrocchiale».
Oggi non lo fa più. «Cerco di fare la spesa nei discount e di risparmiare sul carburante». In due parole: «Provo ad arrangiarmi».