Rapporto Unicef 2006. Oltre 50 milioni i minori mai registrati, 8,4 milioni quelli sfruttati sul lavoro nelle forme peggiori, 143 milioni gli orfani nei paesi in via di sviluppo: sono i bambini ''esclusi e invisibili''.
Sono i bambini invisibili, centinaia di milioni di bambini oggetto di gravi sfruttamenti e discriminazioni senza diritti nel mondo, che scompaiono quando cadono vittime del traffico o sono trattati come servi. Lo afferma l’Unicef nel secondo il rapporto su “La Condizione dell’infanzia nel mondo 2006: esclusi e invisibili”, presentato oggi a Londra e, in contemporanea, a Roma e in altre capitali del mondo. “Qualsiasi società che abbia a cuore il benessere dei propri bambini e il proprio futuro non deve permettere che questo accada - ha sottolineato il Presidente dell’Unicef Italia Antonio Sclavi presentando il rapporto nella capitale - Centro nazionale di informazione e documentazione europea. “Questi bambini – ha sottolineato Sclavi - sono vittime di una quotidiana emergenza dimenticata, invisibile anche se si consuma sotto gli occhi del mondo: 50 milioni di piccoli che non vengono neppure registrati all’anagrafe, con la conseguente esclusione da ogni forma di controllo e di assistenza, 171 milioni di bambini impiegati in lavori ad alto rischio, 2 milioni sfruttati dall’industria del sesso, oltre 100 milioni che non hanno mai visto un’aula scolastica, centinaia di migliaia di vittime di catastrofi naturali o guerre sconosciute: una catena di esclusione ed emarginazione che si traduce in sfruttamento e abusi, un circolo vizioso che occorre spezzare infrangendo la barriera dell’invisibilità e costruendo un ambiente protettivo per tutti i bambini”.
Ma chi sono i bambini invisibili? Lo sfruttamento assume forme ben precise, determinate da povertà, malattie, emarginazione. Ogni anno oltre 50 milioni di bambini non sono registrati alla nascita, perdendo il diritto all’istruzione, assistenza sanitaria di qualità e altri servizi di base che influiscono sulla loro infanzia e sul loro futuro; 1 bambino su 13 (143 milioni di bambini nei paesi in via di sviluppo) ha perso almeno un genitore, oltre 16 milioni gli orfani nel solo 2003 e 15 milioni sono già stati resi orfani dell’Aids. Tra “i più invisibili” i bambini di strada, decine di milioni esposti a tutte le forme di abuso e di sfruttamento. Oltre un milione di minori, denuncia l’Unicef, vive in stato di detenzione e la stragrande maggioranza è in attesa di giudizio per reati minori. Lo sfruttamento colpisce i bambini in varie forme: circa 8,4 milioni di bambini sono sfruttati nelle forme peggiori di lavoro minorile, comprese la prostituzione e la schiavitù per debiti, quasi 2 milioni di bambini sono sfruttati dall’industria del sesso e sottoposti continuamente a violenze fisiche e sessuali e milioni scompaiano ogni anno in mondi clandestini e illegali, dove sono costretti a lavori rischiosi e degradanti, compresa la prostituzione. Un numero incalcolabile secondo l’organizzazione presta servizio come domestici presso privati. “I bambini vittime del traffico scompaiono in mondi clandestini e illegali, - si legge nel rapporto - e nella maggior parte dei casi sono costretti a lavorare nell’industria del sesso, in condizioni di lavoro pericolose, oppure vengono impiegati come domestici. Sono quasi del tutto invisibili nelle statistiche. Secondo le stime disponibili più attendibili, ogni anno 1,2 milioni di bambini sono vittime del traffico”.
Secondo il rapporto, a maggiore rischio i bambini che vivono negli “stati fragili”, paesi che non possono o non vogliono fornire i servizi di base ai propri bambini. “La discriminazione basata sul genere, sull’etnia o sulla disabilità è un altro fattore che determina l’esclusione. Per esempio, la discriminazione esclude milioni di bambine dall’istruzione e ostacola l’accesso dei bambini appartenenti a minoranze etniche e gruppi indigeni ai servizi cruciali. Si stima che, globalmente, 150 milioni di bambini vivano con una disabilità. Molti sono privati dell’opportunità di studiare, di ricevere assistenza sanitaria e sostegno a causa della discriminazione”.