Destinata ad ospitare homeless con problemi di salute, da un anno e mezzo la struttura è diventata un esperimento di inclusione sociale. Gli ospiti si riuniscono in assemblea, organizzano corsi di arabo, puliscono le aree esterne, e il 16 maggio invitano
È una giornata di grandi pulizie al civico 37 di via Capo di Lucca. Qui sorge uno dei dormitori per i senza dimora di Bologna, e stasera ospiti e operatori, insieme ai cittadini che vorranno partecipare, sono impegnati a ripulire la via e l’isolato attorno alla struttura. Il tutto in preparazione della serata di domani, 16 maggio, quando il dormitorio aprirà i cancelli ai bolognesi. La serata, intitolata “La primavera dei colori inesistenti”, è uno degli eventi di “Porte aperte”, il festival in cui le strutture di accoglienza della città ospitano incontri e spettacoli aperti al pubblico. A Capo di Lucca, a partire dalle 20, gli homeless prepareranno un aperitivo a base di cous cous e terranno una lezione di arabo a chi vorrà partecipare. In programma c’è anche una mostra che ripercorre l’esperienza del centro attraverso i volti di ospiti e operatori e un concerto acustico, ma la serata sarà soprattutto l’occasione per scoprire uno degli esperimenti di inclusione sociale più innovativi in corso a Bologna. Chi andrà a dare un’occhiata scoprirà che Capo di Lucca è molto più di un dormitorio.
Fino all’inverno 2010/2011 la struttura era parte del piano freddo del comune, ma nella primavera scorsa, dopo la protesta di un gruppo di homeless che accampati sotto Palazzo d’Accursio chiedevano di non chiudere il centro, Capo di Lucca ha cambiato destinazione. Affidato a Piazza Grande e Antoniano, il dormitorio è diventato un rifugio per i senza dimora con problemi di salute o in condizioni di emergenza, ma soprattutto un luogo dove gli ospiti sono coinvolti attivamente in un percorso di reinserimento. “Attualmente ci sono 40 posti, occupati da 34 uomini e 6 donne”, spiega Serena Panico, una delle operatrici, “c’è chi si è fratturato una gamba, chi ha una patologia grave, chi deve fare degli esami medici: ogni ospite ha un progetto, concordato con i servizi sociali, dal quale dipende anche il tempo di permanenza”. Da Capo di Lucca passano anche richiedenti asilo in attesa di essere inseriti nel programma Sprar oppure donne che si ritrovano improvvisamente in strada. Gli homeless presenti sono in gran parte giovani stranieri provenienti dal Nord Africa, ma ci sono anche italiani e persone dell’Est Europa. Accanto a loro lavora una decina di operatori. “A seconda delle persone si avviano percorsi diversi”, continua Serena, “alcuni vengono indirizzati verso altre strutture, altri cominciano esperienze di borsa lavoro e vengono a lavorare con noi come operatori alla pari: attualmeente abbiamo 4-5 persone in borsa lavoro”.
Ma l’aspetto più interessante di Capo di Lucca è il coinvolgimento degli ospiti. “Facciamo regolarmente delle assemblee in cui avanzano le loro proposte”, spiega l’operatrice. Così è nata ad esempio l’idea di un corso di arabo in cui gli insegnanti sono gli stessi homeless, da affiancare al corso di italiano che seguono come allievi. “Ora le lezioni di italiano sono finite, quelle di arabo continuano”, dice Serena con evidente soddisfazione. Le note negative però ci sono e riguardano soprattutto lo stato dei locali e la manutenzione. “Ma questo ci è stato da stimolo, ci siamo dovuti arrangiare, per esempio abbiamo rimesso a posto la sala comune”. Tutte attività che servono a creare un senso di comunità fra gli ospiti del centro, “e infatti”, dice Serena, “ogni tanto qualcuno degli ex ospiti viene a cenare da noi”. I lavori di “abbellimento” del dormitorio proseguono e ora l’idea è di occuparsi delle aiuole all’esterno della struttura, per trasformarle in un giardino. L’invito è rivolto a tutti i bolognesi, che nella serata di domani potranno portare una pinata per dare una mano a far fiorire Capo di Lucca. (ps)