Minori romeni: come cambia l'assistenza per i nuovi cittadini europei


Pubblicato il 06.02.2007 in News Sociale

Escono dalla competenza del Comitato minori stranieri e vanno in carico ai Comuni. Associazioni e magistrati sollevano dubbi. Albano (Oim): ''Ora serve un piano nazionale per i minori non accompagnati, non per i minori stranieri''

Come cambia lo scenario dell'assistenza e della protezione dei minori romeni? L'ingresso in Ue muta radicalmente l'approccio; i nodi critici, che da subito hanno dovuto affrontare associazioni e istituzioni, sono stati al centro di un seminario di esperti organizzato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, insieme a Asgi, Associazione nazionale magistrati per i minorenni e la famiglia  e Save the Children. "La prima e unica certezza che abbiamo è che i minori romeni escono fuori dalla competenza del Comitato minori stranieri. - sottolinea Teresa Albano, responsabile dei progetti anti - tratta dell’Oim – Questo ci priva dell’accesso al data base e della possibilità di collezionare dati rispetto alla loro presenza, dati che rimarranno esclusivamente nelle mani dei Comuni. Già ad oggi non siamo realmente in grado di dire se sono aumentati o diminuiti; per saperlo dovremo fare una richiesta ai comuni esposti al fenomeno e chiedere se ragazzini romeni sono passati attraverso i loro servizi sociali. Questo già ci impedisce di avere un’analisi quantitativa del fenomeno”. 

Altro nodo critico la libera circolazione e l’accesso ai servizi. Su questo Oim e associazioni sollevano non poche questioni nodali: “Chi è il rappresentante legale di un minore romeno? La convenzione di Vienna ci dice che lo è il suo console, ma quanto è pronto il consolato romeno ad assumere questa rappresentanza legale? Ancora. La tutela viene aperta sulla base dell’indagini familiari che competono al servizio sociale internazionale in convenzione con il Comitato minori stranieri; ora chi paga queste indagini? Per i romeni si può parlare di stato di abbandono e come lo si decide?”. È evidente che il problema  è anche quantitativo: non si tratta infatti di un ragazzino italiano o francese in crisi generazione scappato di casa, ma si è di fronte ad un fenomeno migratorio di proporzioni ampie. “Lo scenario si complica in virtù del fatto che il fenomeno non è governabile in termini quantitativi, è così ampio che la migrazione diventa un elemento strutturale di questa questione”, osserva Teresa Albano. Perno istituzionale intorno a cui gireranno d’ora in poi queste questioni sono i Comuni, ad oggi “l’unica istituzione competente”.

L’incontro è servito a fare un bilancio delle criticità; il passo successivo per “instaurare un dialogo con il ministero dell’Interno” sarò riassumere in un documento il quadro giuridico, facendo presente dentro questa cornice teorica, i nodi problematici. “Bisogna trovare meccanismi diversi che non siano in contraddizione con le legislazione comunitaria perché la Romania è paese della comunità”,  sottolinea Teresa Albano. Sembra dunque necessario ora “un piano nazionale per i minori non accompagnati, non per i minori stranieri”. “Non possiamo lavorare in termini di frammentazione come era prima - spiega – con un comune che applica una cosa e un’altro un’altra. C’è bisogno di un'indicazione generale, rispetto a cui ogni ente locale individui i propri meccanismi”. La questione dovrà essere discussa in commissione europea, perché il fenomeno non tocca solo l’Italia. “Non vorremmo mai – conclude Teresa Albano - che l’ingresso in Europa della Romania, che abbiamo salutato come evento positivo, venga pagato dai più vulnerabili: vittime di tratta, adulti e adolescenti, minori non accompagnati e tra questi i rom”.

 

Redattore Sociale


Autore: cch