Nella Milano degli anni Settanta c’era un luogo, sotto i binari della stazione Centrale, che divenne una casa per centinaia di senzatetto. Un progetto nato da fratel Ettore Boschini, che decise di offrire assistenza ai poveri. Per trent’anni il rifugio ha fornito letto, vestiti, acqua calda, medicine e cibo. Oggi in quello stesso luogo la Caritas ambrosiana ha inaugurato una nuova struttura per i più poveri, realizzata in tempo record, che sarà attiva dal 27 dicembre nei locali messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato, in collaborazione con Enel Cuore, Fondazione Cariplo e Fondazione Milan.
Il Rifugio Caritas fa parte del progetto “un cuore in stazione” (Ferrovie dello Stato ed Enel) che ha consentito nel giro di tre anni di potenziare gli help center delle stazioni di Roma, Milano, Torino, Genova, Pescara, Napoli, Firenze, Catania, Messina e Melfi. Per la copertura delle spese di gestione è partita una campagna di fund raising, che prevede la vendita sui treni di 50 mila panettoni mignon da parte di volontari e personale Fs. I panettoni riportano sulle confezioni la foto di una panchina della stazione Centrale di Milano e la scritta “Questo è un letto (ma ancora per poco)”. Inoltre i cittadini potranno dare il proprio contributo versando un’offerta.
Don Roberto D’Avanzo, direttore Caritas ambrosiana, ha spiegato che il rifugio sarà «a bassa soglia», cioè concepito per dare ai senza dimora una risposta immediata a un bisogno urgente: quello di trovare un tetto per la notte. La struttura sarà quindi aperta dalle 8.30 alle 18.00, a soli uomini, ovviamente sia italiani che stranieri. I posti complessivi sono 56, 16 dei quali disponibili per un massimo di 10 giorni, e 40 destinati per un periodo più esteso, a tutti coloro che desiderino seguire un percorso di recupero e reinserimento. Gli ospiti avranno a disposizione una lavanderia, un armadietto personale chiuso a chiave per gli effetti personali e un deposito bagagli.
Al mattino avranno la possibilità di fare colazione gratuitamente. Sarà particolarmente stretto il legame con i servizi del territorio, in particolare il Sam (Servizio accoglienza milanese) e il Sai (Servizio accoglienza immigrati). A gestire i ricoveri notturni sarà uno staff composto da un coordinatore, due educatori e cinque custodi, oltre al contributo dei volontari che si occuperanno sia dei colloqui sia delle serate. «La crisi del 2008 ha fatto piovere sul bagnato – ha commentato don D’Avanzo – e ha cambiato la vita di tutta una serie di categorie mai sfiorate dal rischio povertà, che ora si trovano ad essere vulnerabili. Siamo felici di questo nuovo impegno, e speranzosi che da queste mura trasudi lo stesso amore per un’umanità ferita che aveva Fratel Ettore».
Presenti anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e l’arcivescovo Angelo Scola, che si è detto lieto per un’iniziativa che rientra «in una solida tradizione della Caritas ambrosiana, che attraverso la dedizione dei propri volontari incide su una situazione di povertà da un lato endemica e dall'altro aggravata dalla crisi». Anche gli impegni delle Fondazioni sono per Scola «segnali positivi. Dobbiamo stare dentro questa prova con la consapevolezza che con reciproca fiducia ne usciremo». L’arcivescovo ha benedetto il centro e ha recitato il Padre Nostro assieme ai presenti. «Chiediamo a Dio di proteggerci e di favorire modalità che consentano all’amicizia civica di crescere, perché di questa stoffa umana c’è molto bisogno. Dio è con noi. Quest’opera lo significa in modo evidente. Opere come questa ci insegnano ad amare, e questa logica di fraternità è il modo che abbiamo per uscire da questo duro travaglio. Fratel Ettore era l’incarnazione della potenza dell’amore, anche senza mezzi. Bisogna avere speranza, perché Milano si ricordi dei punti vivi che hanno fatto grande la sua storia: la testa e il cuore».