I minori stranieri che arrivano in Italia senza genitori né permesso di soggiorno sono oltre 8 mila. Sono i minori non accompagnati, tra i 10 e i 17 anni. Convegno della Camera del lavoro di Milano.
Nel loro paese sarebbero bambini, da noi sono "immigrati non accompagnati". I minori stranieri che arrivano in Italia senza genitori né permesso di soggiorno sono oltre 8 mila. Ma una cifra precisa è impossibile da stabilire, perché vivono in clandestinità. Il fenomeno dei bambini invisibili è stato al centro del convegno "Minori non accompagnati: bambini o stranieri?", organizzato ieri pomeriggio presso la Camera del lavoro di Milano. All'incontro sono intervenuti Livia Pomodoro, presidente del Tribunale per i minori di Milano; Aurora Campus, docente di Sociologia presso l'università Bicocca di Milano e Don Gino Rigodi, cappellano del carcere minorile Cesare Beccaria.
Il fenomeno - Nell'85% dei casi si tratta di maschi, con un'età compresa tra i 10 e i 17 anni. Adolescenti partiti con l'aiuto di mamma e papà. "Per i genitori si tratta di un investimento -dice Aurora Campus, autrice di 'Minori stranieri soli. Tra politiche di accoglienza e politiche di controllo'-. Pensano di garantire ai propri figli un futuro e a loro stessi una maggior tranquillità economica". Il 27% dei minori non accompagnati arriva dall'Albania, il 25% dal Marocco, il 22,7% dalla Romania. Un flusso che rispecchia l'immigrazione degli adulti. Anche per la destinazione scelta: Lombardia (22% del totale), Lazio (14%) e Piemonte (12%) sono le regioni che accolgono il numero più alto di ragazzi stranieri. "Hanno un progetto migratorio preciso: guadagnare dei soldi da spedire a casa -spiega Aurora Campus-. Ma questo desiderio in Italia si blocca. Impedire ai ragazzi di lavorare significa interrompere il loro sogno migratorio. Li si condanna così a finire in un istituto di pena o in una comunità di accoglienza, in attesa di un rimpatrio forzato". La legge Bossi Fini non fa regali ai maggiorenni: una volta compiuti i diciotto anni o si ha un lavoro e una casa o si ritorna in patria. Solo per chi è arrivato prima dei 14 anni è previsto il rilascio di un permesso di soggiorno per studio o lavoro.
Le possibili soluzioni - "Il nostro obiettivo è quello di intercettare i minori prima che lo facciano le organizzazioni criminali - afferma Livia Pomodoro -. In molti casi sono gli stessi ragazzi a contattarli. Si sentono tutelati e affascinati: lavorano poco e il guadagno è alto. Poco importa la cittadinanza, basta un tetto sopra la testa e un gruppo che li protegga. In cambio commettono furti o omicidi". Nel 2003 il carcere Beccaria ha accolto 1581 detenuti sotto i 18 anni (fonte: ministero della Giustizia; ndr). Gli stranieri erano 895. Il 63% di loro era in attesa di giudizio. Don Gino Rigodi li conosce uno a uno: "Ognuno ha esperienze diverse. Nordafricani e albanesi hanno legami buoni con la famiglia di origine, mentre i romeni si portano dentro il buco dell'abbandono -racconta-. Per questi ultimi la comunità non funziona. Ci entrano e subito tentano la fuga". Le Forze dell'ordine si occupano dei minori stranieri quando trasgrediscono la legge, anziché prevenire la loro emarginazione. "Occorre intercettare i ragazzi prima che arrivino in carcere -prosegue Don Rigoldi-. I romeni si possono incontrare quando arrivano a Milano con i pullman, magari con l'aiuto di un connazionale adulto. Un riferimento discreto che risponda ai loro bisogni senza risultare assillante. Dovremmo favorire il loro ingresso con corsi formativi e di lingua italiana".