Salute per tutti. Le forme di applicazione della legge nazionale su scala regionale e i fattori di rischio rendono problematica l'affermazione del diritto alla salute dei migranti in Italia. Il rapporto di Medici del Mondo.
Lo stato di salute ed il grado di accesso ai servizi sanitari della popolazione immigrata sono legati al contesto socio-culturale di provenienza? Di quali fattori occorre tenere conto per garantire il diritto alla salute a tutti i migranti? Risponde l'associazione Medici del Mondo, da anni impegnata, in Italia e all'estero, in iniziative di tutela della salute come diritto della persona.
Il nostro paese, solo in tempi recenti, si è adoperato per estendere l'obiettivo della "salute per tutti" alla popolazione immigrata. Il diritto alla salute per gli immigrati ha iniziato a trovare affermazione giuridica a partire dal 1995, per poi essere affermato definitivamente nel decreto legislativo del 1998, con il riconoscimento del diritto al libero accesso alle cure per tutti gli immigrati presenti sul territorio nazionale, indipendentemente dal loro status giuridico e conferendo loro pieno riconoscimento in termini di cittadinanza sanitaria. Tuttavia, nonostante la garanzia "formale" del diritto all'assistenza sanitaria, esistono ancora oggi problemi sull'applicazione "sostanziale" della legge.
Secondo Medici del Mondo occorre interrogarsi sul perché di tale ritardo a partire dalla definizione di salute che dà l'Oms come "stato di completo benessere, fisico, psichico e sociale e non solo assenza di malattia". Ci si rende così conto che nell'affrontare il tema della salute della popolazione immigrata, troppo spesso si dimentica l'importanza dei contesti socio-culturali di formazione delle persone e di quanto questi possano influenzare fortemente lo stato di salute ed il grado di accesso ai servizi. Per Medici del Mondo la medicina deve considerare il paziente in generale, e l'immigrato in particolare, nella sua dimensione completa di uomo, con i suoi vissuti e le sue emozioni, i suoi desideri, un intero mondo di tradizioni, relazioni, credenze e opinioni, troppo spesso trascurate da una moderna visione della medicina tecnica-tecnologica-scientifica che cura il paziente sradicato dal mondo in cui fa parte.
I problemi sanitari di maggiore importanza sono, secondo gli esperti di Medici del Mondo, i problemi di adattamento ed acquisizione, correlati alle difficoltà di inserimento dell'immigrato nel nuovo contesto socio-culturale e ai fattori di rischio cui va incontro per la precarietà di vita e la mancanza di tutela e sicurezza lavorativa. Secondo la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, la maggior parte delle patologie scaturiscono dalle scadenti condizioni abitative e lavorative, dalle difficoltà di relazione e socializzazione e dal grado di accesso ai servizi sociali. La scarsa integrazione sociale è infatti la causa dei principali problemi sanitari degli immigrati e rappresenta anche il primo ostacolo all'affermazione del diritto alla salute.
Secondo le anticipazioni del dossier Caritas sull'immigrazione sono 2,6 milioni gli stranieri regolarmente presenti sul territorio italiano, di cui 2,4 provenienti da paesi poveri (47,9% est-Europa, 23,5% Africa, 16,8% Asia). A questi numeri vanno aggiunte le stime delle presenze in condizioni di irregolarità, difficili da accertare, vanno dai 200.000 della Fondazione ISMU, ai 600.000 dei sindacati, agli 800.000 dell'Eurispes. Il 70% delle malattie degli immigrati sono le stesse che colpiscono gli italiani, il 25% sono malattie generiche di lieve entità, solo il 3-5% sono patologie infettive. (Gabriele Del Grande)
Redattore Sociale