Lo spreco dei tanti edifici abbandonati


Pubblicato il 10.01.2013 in Rete Onds


«Tragedie come quella di Montesacro non devono accadere. E guai a usare facili scappatoie etichettando la vittima come un “barbone”, come se questa definizione ci legittimasse a considerare la vicenda meno grave».

 

Alessandro Radicchi, direttore dell’Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà nelle stazioni (Onds), parla con la passione di chi per i clochard spende la vita. In prima linea da anni per difendere i diritti degli “ultimi”, Radicchi precisa prima di tutto un aspetto: «Ognuno di noi potrebbe potenzialmente rischiare di fare questa fine:
basta pensare a quante persone, a causa della crisi, hanno perso lavoro e famiglia e, magari perché si vergognano di questa condizione, si riducono a dormire in auto».

Sul motivo che spinge tanti clochard a cercare riparo notturno in rifugi di fortuna, Radicchi ha le idee chiare: «Spesso nei nostri servizi sociali offriamo sistemazioni che non rispettano la dignità delle persone. Ne sono un esempio gli stanzoni di quattro metri per quattro con 4 letti a castello, senza uno straccio di privacy». E poi c’è la cronica carenza di posti letto che, secondo il direttore di Onds, è il frutto di una politica fin troppo distratta e di una burocrazia che fa a pugni con le esigenze dei diseredati. «A Roma – spiega – esistono molte strutture abbandonate che potrebbero essere utilizzate per accogliere i senzatetto. È il caso, per esempio, dell’ex centro ittiologico davanti alla stazione Tiburtina». Nella lista degli immobili “fantasma” non mancano le strutture religiose, come quella alle spalle di piazza Vittorio con circa 60 posti letto vuoti perché l’ordine delle suore conta sempre meno novizie. «Certo – ammette Radicchi – ristrutturare gli edifici abbandonati costa, ma si tratta di un problema risolvibile: il Comune
potrebbe fare un censimento, verificarne le proprietà e lanciare un bando aperto alle realtà del Terzo settore».  Un altro caso eclatante è rappresentato dai vecchi padiglioni, ormai in disuso, del Forlanini: qui lo scorso inverno, durante l’emergenza neve, alcuni locali furono adibiti a ricovero per i senzatetto.

«A Roma ci sono ufficialmente 8000 persone senza fissa dimora – afferma Radicchi -, un esercito se rapportato agli appena 1340 posti letto messi a disposizione dal Comune dal 1 dicembre al 31 marzo. Praticamente 640 in più rispetto al periodo standard. Posti letto che, in caso di neve, arrivano a 2500. Certo, sono comunque una goccia nell’oceano – ammette il direttore di Onds – ma se riuscissimo a far diventare questi 2500 posti lo standard, avremmo già raggiunto un risultato importante».


Fonte: Cinque Giorni

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