Le rimesse: ''un enorme potenziale finanziario che non crea sviluppo''


Pubblicato il 25.03.2008 in News Sociale

Uno studio dell'Istituto Europeo di Fiesole a cura di Andrea Gallina rivela che i paesi d'origine non riescono a trarre benefici in termini di iniziative imprenditoriali perché mancano le infrastrutture di base.
 
Le rimesse monetarie degli emigranti verso i paesi di origine hanno assunto delle proporzioni talmente elevate da essere considerate il nuovo “mantra” dello sviluppo. Ma spesso le aree di emigrazione sono prive delle infrastrutture di base, come le strade, i mercati e il credito necessarie a moltiplicare gli investimenti. È la sintesi dei risultati dello studio portato avanti dall’Istituto Europeo di Fiesole, all’interno del consorzio Carim, concentrato sull’analisi dell’immigrazione internazionale. Si tratta di un saggio, appena pubblicato a firma del professor Andrea Gallina, sul “Contributo economico dei migranti ai loro paesi di origine”. “Certamente, andando a incidere direttamente sui livelli di vita delle famiglie e rappresentando il capitale spesso mancante per iniziare delle micro e piccole imprese - chiarisce il professore - le rimesse rappresentano un tangibile risultato del lavoro e sacrificio di milioni di migranti e un potenziale finanziario enorme per lo sviluppo economico delle comunità di origine”. Ma nella pratica - si legge nello studio - la mancanza di infrastrutture, o il malfunzionamento dei governi locali comporta che gli emigranti e loro famiglie usino i risparmi in progetti non imprenditoriali, oppure nel migliore dei casi nell’ampliamento o acquisto di beni immobili: è il caso ad esempio delle comunità magrebine, che usano le rimesse per sistemare le loro case, mentre dedicano solo il 5 per cento dei soldi 'mandati a casa' per investire in piccole attività imprenditoriali come taxi o cafè. Questa situazione caratterizza le aree di emigrazione come aree 'ricche in capitali (le rimesse) ma povere in sviluppo', dove non è difficile ritrovarsi su strade sterrate, o in assenza di acqua potabile e ospedali ma con case di tre piani con l’antenna satellitare.

 

“Parallelamente, esistono nel mondo degli esempi di grande successo nell’utilizzo delle rimesse per scopi sociali e produttivi - spiega il professor Gallina - che dimostrano come sia possibile un uso delle rimesse rivolto a soddisfare i bisogni dell’intera comunità, cioè coinvolgendo anche i membri delle famiglie che non hanno migranti all’estero, con la creazione di attività imprenditoriali sociali e sostenibili per l’ambiente”. Questo è successo ad esempio nella provincia di Taroudant, nel sud del Marocco, dove la comunità locale ha creato una ong e grazie a questa è riuscita a migliorare le infrastrutture (strade ed elettricità), e di qui a lanciarsi in attività come quella della produzione di olio d’oliva e zafferano: il progetto ha coinvolto 400 famiglie e mobilitato risorse, tra pubbliche e private, intorno ai 5 milioni di euro.

 

“Queste considerazioni- spiega ancora il professor Gallina - mettono in chiara evidenza la oggettiva difficoltà da parte dei policy makers o dei donatori internazionali a intervenire con strumenti che cercano di stimolare l’uso delle rimesse a livello locale per lo sviluppo di attività generatrici di reddito o sociali”. Secondo il professore, manca in sostanza 'un’analisi più accurata dei bisogni delle comunità e delle loro traiettorie di sviluppo, prima di impegnarsi in piani e strategie che tentano di includere il fattore 'mobilità umana' all’interno delle politiche di sviluppo'. 
 

 

Redattore Sociale


Autore: gr