Le associazioni: ''Subito una legge organica sul diritto all’asilo''


Pubblicato il 22.11.2007 in News Sociale

Dalla ricerca sulla condizione dei ‘’diniegati’’ le proposte per interventi normativi e sociali. L’assenza di una legge sull’asilo è la ''manifestazione del disinteresse del nostro Paese nei riguardi di uno dei diritti fondamentali dell’uomo''
Riconoscimento dei diritti fondamentali (a partire da quello alla salute), maggiore inclusione nella società italiana, approvazione di una legge organica in materia di asilo politico: sono queste le priorità messe in risalto dalla rete di organizzazioni che hanno curato la ricerca sulla condizione delle persone cui è stato negato lo status di rifugiato. "L'Italia – fanno notare Caritas diocesana di Roma, Casa dei diritti sociali-Onlus, Centro Astalli, Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche, Progetto Casa Verde, e Centri Servizi del Lazio Cesv e SPES -  ha riconosciuto formalmente da tempo il diritto d"asilo, ma ciò nonostante rimane l’unico Stato dell’Unione europea ad essere sprovvisto di una legge organica che disciplini la materia dell’asilo nel suo insieme”. L’assenza di tale legge, che è “manifestazione del disinteresse del nostro Paese nei riguardi di uno dei diritti fondamentali dell’uomo”, crea secondo i relatori della ricerca sulle “Presenze trasparenti”, non solo crea numerosi problemi a chi lavora “sul campo” ma è soprattutto “fonte di complicazioni per le persone che intraprendono l’iter legale per il riconoscimento dello status di rifugiato in Italia”. Da qui la richiesta pressante di una legislazione organica in materia, senza la quale – si chiedono le organizzazioni – “come si può garantire la salvaguardia di un diritto, e come si può parlare di accoglienza e integrazione?”.
Secondo i curatori della ricerca è poi importante “garantire, a tutti i cittadini presenti a vario titolo nel nostro Paese, i diritti fondamentali che riguardano la sanità e la salute, l’eguaglianza e le opportunità, il sostegno all’inserimento al lavoro, il livello di sussistenza e la risoluzione del problema alloggiativo”. Sul versante giuridico, si chiede di attribuire un ruolo di maggiore vigilanza sulla procedura alla Commissione Nazionale Asilo e di apportare modifiche alla normativa riguardo alle modalità e ai tempi di presentazione del ricorso, all’iter presso il Tribunale ordinario, alla lingua e alla mediazione culturale in sede giudiziale, alla possibilità di accedere al gratuito patrocinio e alla permanenza nelle strutture di accoglienza del Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR). Un accenno è stato dato anche alla necessità che gli Enti locali si facciano carico in maniera continua e stabile degli interventi di cura e di assistenza sociale per i diniegati, attuando il principio di sussidiarietà con il Terzo settore e la pratica dell’integrazione e del decentramento degli interventi. “Non riteniamo possibile – sostengono le organizzazioni interessate - che i diniegati siano costretti a vivere ai margini della società, penalizzati dalla loro personale scelta di non tornare nel proprio paese, dove sono stati vittime di persecuzioni personali: le politiche di rimpatrio non possono essere una soluzione valida indistintamente per tutte le persone.

 

Redattore Sociale


Autore: ska