Lavoro nero, stop al decreto. Il Governo rimanda il varo delle nuove norme


Pubblicato il 20.10.2006 in News Sociale

Tensione sull'articolo 18 bis, che estende a tutti gli immigrati clandestini le norme che facilitano la denuncia da parte delle prostitute dei loro sfruttatori. Critico Ferrero: ''Grave errore politico''. Il testo del dl della discordia.

C'è tensione nel governo sull'approvazione delle nuove norme in tema di immigrazione. Ad agitare le acque, in particolare, è l’articolo 18 bis che - secondo le intenzioni iniziali – avrebbe dovuto estendere l’articolo 18 della legge 286 del 1998, meglio nota come la legge Turco-Napolitano. Con l’articolo 18 bis che ora si riprone si vorrebbe estendere a tutti gli immigrati clandestini le norme che facilitano la denuncia da parte delle prostitute dei loro sfruttatori. Con il 18 bis si vorrebbe insomma dare la possibilità a tutti gli immigrati di denunciare i loro "caporali”.

Oggi però questa proposta, elaborata sotto forma di decreto legge, ha subito uno stop al consiglio dei ministri. E’ molto probabile che ci siano stati problemi interni alla maggioranza, visto che il ministro per la Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha diffuso una dichiarazione molto critica subito dopo la riunione a Palazzo Chigi. “La scelta del Consiglio dei Ministri – ha dichiarato Ferrero – di non varare un decreto legge, rimandando a un disegno di legge, sulla lotta al super sfruttamento dei lavoratori migranti clandestini e la loro regolarizzazione, è un grave errore politico”. Il ministro spiega che di fronte alla tragica situazione che si è registrata nelle campagne del foggiano, l’assenza del provvedimento “risulta francamente incomprensibile”. Sarebbe stato uno strumento utile per aiutare i migranti che oltre ad aver subito una pesante violazione della loro dignità umana, rischiano ora di subire anche la beffa dell’espulsione dall’Italia.

L’articolo 18 bis prevede infatti tutta una serie di figure che possono indicare, dal punto di vista giuridico, la condizione di sfruttamento. Ci sono infatti tutte le specifiche del caso, dalle condizioni di lavoro ai livelli retributivi. Individuato lo sfruttamento, si offre la possibilità al lavoratore migrante occupato al nero, di denunciare i suoi datori di lavoro, sulla base di un sistema di protezione e accoglienza simile a quello applicato appunto con la precedente normativa sui soggiorni speciali. Si applicano quindi anche sistemi di protezione perché ovviamente al momento della denuncia il lavoratore migrante rischia di essere oggetto di pesanti ritorsioni. Questa proposta, sulla quale fino a ieri sembrava ci fosse l’accordo della coalizione politica al governo, difende i diritti umani e può contribuire alla lotta contro il lavoro nero.

Redattore Sociale


Autore: Paolo Andruccioli