L'asso diventato barbone


Pubblicato il 13.01.2011 in News Sociale

Jeelani ricomincia da Roma: l'ex giocatore di basket di Lazio e Livorno viveva in un centro homeless. Il figlio di un compagno lo ha invitato in Italia: allenerà i ragazzi in uno dei centri di accoglienza per bambini disagiati.

Sepolto in un centro per senzatetto, a Racine, nel gelido Wisconsin, il mondo s'era dimenticato di Abdul Jeelani, simbolo di un basket pazzo e sregolato. Poi, come dentro un film, una sera qualunque, a una festa della Homeless assistance leadership organization, il vecchio campione ha avvicinato un volontario milanese - un impiegato di una multinazionale che nel tempo libero si dedica agli ultimi - dicendogli con sguardo amaro che anche lui parlava un poco la nostra lingua. L'italiano si ricordava vagamente di quel gigante, poi capì: aveva davanti a sé la stella dell'Eldorado Lazio e della Libertas Livorno. A 56 anni aveva perso tutto, nemmeno il passaporto gli era rimasto, ma il suo fascino era intatto.
Domani Abdul sbarcherà a Fiumicino per ricominciare una nuova vita. Simone Santi, 39 anni, il presidente della Basket Lazio, gli ha offerto la chance del riscatto: allenerà i ragazzi in uno dei centri di accoglienza per bambini disagiati della periferia romana. Una mattina dell'autunno scorso l'imprenditore stava bevendo il cappuccino quando l'occhio gli è caduto su un articolo di Andrea Barocci del Corriere dello Sport, che lo aveva scaraventato alla sua infanzia di figlio di giocatore dell'Eldorado. Abdul, "la mano di Maometto", trascinava i suoi giorni in un ospizio per poveri. Avviò subito un'affannosa ricerca. Dodici giorni dopo l'aveva trovato: grazie a Facebook. C'era il profilo di una Kareema Jeelani, la figlia di Abdul. La pista giusta. La prima telefonata, il 22 ottobre scorso: "Perché non vieni via da lì? Ti porto in Italia". "Perfecto!" ha risposto Abdul.
Alla Lazio era approdato nel '77, e c'era in quella squadra un altro americano, Bob Elmore, che morì per overdose da eroina. Alto 207 centimetri. Nero. Bellissimo. Allora si chiamava ancora Gary Cole. Portò la Lazio in A1 con una media punti strepitosa: 32,8 a partita. Poi, dopo una parentesi in Nba, rientrò in Italia nell'81, a Livorno, e vi giocò quattro anni, venerato come il Gigi Meroni della pallacanestro. S'era convertito all'Islam. Ora si faceva chiamare Abdul Jeelani. Ala di fantasia assoluta, il tipo di campione per il quale uno può perdere la testa. In sei stagioni italiane aveva messo insieme 5083 punti. La storia dello sport è fatta di grandi irregolari e Abdul non si fece mancare mai nulla. Quindi era sparito, lasciando dietro di sé una scia di rimpianti. "Abdul, non so dove sei finito, se fai ancora parte di questa terra e se sì, dove passi il tuo tempo" scrive su internet I love basket.
Come tanti assi neri, per i quali il basket era stata la fuga dalla strada, aveva vissuto la fine della carriera come la fine del mondo. Depressioni, matrimoni andati in frantumi, problemi con l'affidamento dei figli. Alla fine aveva perso anche il lavoro. Il Dio del canestro era diventato un barbone. Santi ha chiesto e ottenuto aiuto anche ai vecchi compagni di Livorno e una mano gliel'ha data l'avvocato Jeff Capaccio della Niaf (la potente associazione degli italo-americani). Abdul non viaggia da vent'anni. Per fargli riavere il passaporto c'è voluta pazienza infinita, il pagamento di un debito con l'agenzia governativa che tutela l'interesse dei minori (nel frattempo i figli sono diventati adulti e sono al fianco del padre in questa sfida di rinascita), una trafila resa più complicata dal cambio del nome, e dal fatto che l'autorità dei passaporti si trova a Chicago, Abdul è nato in Tennessee e vive nel Wisconsin. Ma martedì notte un sms ha avvertito Santi: "Ce l'ho!" Era fatta. Sabato al palazzetto dello sport di viale Tiziano a Roma - il suo palazzetto - migliaia di amici gli faranno festa. "Speriamo che possa ritrovare quel diritto a una vita stabile e ad una serenità che per noi ha guadagnato sul campo", dice Santi, i cui 12 centri ospitano 600 bambini di 27 nazionalità diverse. L'aereo verso l'Happy End decollerà oggi alle 9,28 am da Milwaukee.


Autore: CONCETTO VECCHIO