Colpisce nuclei numerosi, giovani coppie e anziani. Il numero dei poveri sale a 7 milioni, a ''rischio'' il 7,9% delle famiglie. I dati Istat.
La povertà dilaga al Sud, dove una famiglia su quattro è povera (una su cinque nel 2003) ed investe trasversalmente le famiglie a prescindere dall’età, dal titolo di studio e dalla condizione professionale. La povertà colpisce in particolare i nuclei numerosi, gli anziani e le coppie giovani con figli piccoli (nel Centro e nel Mezzogiorno). È la fotografia di un’Italia fragile quella fissata dall’Istat, che stamane ha diffuso i dati aggiornati al 2004 sulla povertà relativa: 2,674 milioni le famiglie povere, salgono a 7,588 milioni i poveri in Italia (13,2% della popolazione). Tra il 2003 e il 2004 la povertà è cresciuta tra le famiglie più numerose con cinque o più componenti (dal 21,1% al 23,9%), tra le coppie di giovani-adulti (dal 3,8% al 5,4%) e tra le coppie con 1 o 2 figli (l’incidenza nel 2004 raggiunge rispettivamente il 9,1% e il 13,9%), soprattutto quando almeno un figlio è minore (in questo caso si arriva al 14,1%).
Nelle regioni centrali, dove il fenomeno risulta sostanzialmente stabile, un aumento significativo dell’incidenza della povertà si osserva tra le famiglie di anziani, in particolare tra quelle costituite da donne sole. Sono infatti soprattutto le persone sole con almeno 65 anni a veder peggiorata la propria condizione:per loro l’incidenza è più che raddoppiata, passando dal 4,2% al 10%. Se la persona di riferimento è una donna la percentuale di famiglie povere (che era del 5,2% nel 2003) si attesta all’8,8% e incrementi analoghi si registrano per le famiglie con almeno un anziano (dall’ 8,5% all’11,2%). Le uniche variazioni statisticamente significative nelle regioni settentrionali sono quelle relative alla diminuzione dell’incidenza della povertà tra i lavoratori autonomi (dal 3,6% al 2%), tra le famiglie con persona di riferimento di età compresa tra i 55 e i 64 anni (dal 4,7% al 3,2%) e tra le famiglie di anziani, soprattutto se in coppia: per le coppie di anziani si passa dal 9,4% al 7,2% così come per le famiglie con due o più anziani dall’11,1% all’8,5%. Unici segnali in positivo si osservano in Friuli Venezia Giulia e nella provincia di Bolzano dove l’Ista ha registrato decrementi statisticamente significativi
L'incidenza della povertà relativa resta inalterata e non cambiano le caratteristiche delle famiglie povere. L’intensità della povertà, che misura di quanto, in termini percentuali, la spesa delle famiglie povere è mediamente al di sotto della linea di povertà, è pari al 21,9% (in aumento rispetto al 2003) ed indica che la spesa media equivalente delle famiglie relativamente povere risulta pari a circa 719 euro al mese. La soglia convenzionale di povertà relativa per una famiglia di due componenti, che è rappresentata dalla spesa media mensile procapite, risulta nel 2004 di 919,98 euro, il 5,2% in più rispetto al valore dell’anno precedente. Le famiglie di due persone che sostengono una spesa media mensile pari o inferiore a tale soglia sono classificate come povere, mentre per famiglie di diversa ampiezza, spiega l’istat, il valore della linea di povertà si ottiene applicando una opportuna scala di equivalenza che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti. Questa classificazione può essere maggiormente articolata utilizzando due soglie aggiuntive, corrispondenti all’80% e al 120% di quella standard. In base a ciò l’Istat ha fissato quattro gruppi di famiglie: oltre a quelle “sicuramente non povere”, che evidenziano i consumi più elevati (superiori al 120% della linea), si distinguono quelle “a rischio di povertà”, la cui spesa media si colloca tra la linea standard e quella al 120%, quelle “appena povere”, con consumi inferiori alla linea di non oltre il 20% e quelle “sicuramente povere”, con consumi inferiori all’80% della linea di povertà standard. Il 7,9% delle famiglie residenti in Italia risulta a “rischio di povertà”, mentre il 5,5% (1.256 mila famiglie) presenta condizioni di disagio estremo (“sicuramente povere”), percentuale che nel Mezzogiorno sale al 13,2%.
Per contro, le famiglie “sicuramente non povere”, che a livello nazionale rappresentano l’80,4% del totale delle famiglie, variano tra il 90,3% del Nord, l’85,6% del Centro e il 62,5% del Mezzogiorno.