La popolazione immigrata in Italia supera i 3 milioni


Pubblicato il 31.05.2006 in News Sociale

Persistono incongruenze ''tra quote stabilite e fabbisogno del mercato'', ma i nuovi arrivi mitigano la ''paura di invasione'': la metà dei flussi ha riguardato cittadini europei e per 1/5 americani. I dati del Dossier Caritas-Migrantes.

“Alla fine del 2005 la popolazione immigrata in Italia è arrivata a superare i 3 milioni di unità, tenuto conto dei 180.000 immigrati extracomunitari venuti per inserirsi da noi e dei nuovi nati in Italia da entrambi i genitori stranieri”, mentre la stima per la fine del 2004 era di 2.786.340 soggiornanti regolari. Ma persistono le incongruenze “tra quote stabilite e fabbisogno del mercato”, che hanno creato un’autentica “frattura tra mercato formale e mercato reale”. Questi alcuni aspetti evidenziati dalle anticipazioni del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2006, presentati questa mattina presso la Sala Marconi di Radio Vaticana dai responsabili di Caritas Italiana, Caritas diocesana di Roma e Fondazione Migrantes.

 

Analizzando i visti d’ingresso si ha la possibilità di “porre fine ad una lettura banale del fenomeno migratorio, spesso ridotto alla mera funzione lavorativa dei nuovi venuti o addirittura, quando si identifica immigrazione e delinquenza, all’assolutizzazione del comportamento deviante di alcune loro frange”, evidenzia il Dossier. Osservando i paesi di arrivo, inoltre, emerge che lo scorso anno quasi la metà dei flussi hanno riguardato cittadini europei e per 1/5 cittadini americani, “a temperamento delle paure di invasione da parte di gruppi non omogenei alla nostra civiltà”. La Romania si è confermata il primo paese per numero di visti ricevuti (oltre 40mila e in prevalenza per motivi di lavoro), “con un protagonismo di questa nazionalità pari a uno ogni 5 ingressi”. A seguire: Albania, Stati Uniti, Marocco, Cina, Ucraina, India, Filippine e Iugoslavia, ma con motivi d’ingresso molto diversi.

“Per i neocomunitari dell’Est Europa la quota stabilita di 79.500 ingressi è stata utilizzata, alla data di giugno 2005, da 44.096 persone, per il 60% maschi. Il gruppo prevalente è stato quello dei polacchi (24.149), seguiti da slovacchi (12.735), cechi (3.719) e ungheresi (1.968). Tra di essi i lavoratori non stagionali sono stati 11.737, per un terzo inseriti nel settore domestico; mentre i 32.359 stagionali si sono indirizzati per i quattro quinti in agricoltura e per il resto nel turismo”, riferiscono le anticipazioni del Dossier, soffermandosi sull’ingresso dei lavoratori extracomunitari, “per i quali nel 2005 vi è stata la possibilità di 45.000 ingressi per lavoro stagionale e di 54.500 ingressi per lavoro non stagionale, questi ultimi così ripartiti: 20.800 unità di lavoro dipendente riservate a nazionalità predeterminate, 15.000 per collaboratori familiari e 15.000 per altri settori (dei quali solo 27.900 assegnati alle regioni), 2.500 a lavoratori autonomi, 1.000 a dirigenti e personale altamente qualificato e 200 a lavoratori di origine italiana”.

 

A fine giugno 2005 sono state conteggiate 123.567 domande presentate per lavoro non stagionale da parte di lavoratori extracomunitari, mentre per lavoro stagionale, alla stessa data, sono pervenute 37.837 domande. Complessivamente, a fronte di 99.500 posti previsti per gli extracomunitari per il 2005, le richieste sono state 161.404: i posti per lavoro stagionale sono stati sufficienti, mentre quelli per lavoro non stagionale sono risultati meno della metà di quelli richiesti. Per quanto riguarda le domande per lavoro stabile, le 123.567 domande per il 44,2% (54.621) hanno riguardato collaboratori familiari, con punte superiori al 50% in diverse regioni (Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Toscana) e con valori pari o inferiori al 37% nelle Province di Trento e Bolzano, nel Friuli Venezia Giulia, in Lombardia, nelle Marche, nel Molise, nel Veneto e nella Valle d’Aosta. Inoltre “il fabbisogno della forza lavoro edile, che mediamente è pari al 17,2% delle domande pervenute (21.208), ha punte superiori al 20% in molte regioni del Nord e del Centro (Bolzano e Trento, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Molise) e valori più bassi nel Meridione, anche inferiori al 10% (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia)”, riferisce il Dossier, osservando l’indubbia frattura fra il mercato formale (quello programmato) e quello reale espresso dalle aziende e dalle famiglie (ed evidenziato dalle domande presentate). Le domande di lavoro non stagionale non soddisfatte sono state circa 100.000 (il 77% di quelle presentate) e, se è vero che si è trattato di persone già presenti in Italia, quella che chiamiamo programmazione si è chiusa nel 2005 con un bilancio di 100.000 irregolari e che sulla base di un criterio di valutazione così concreto si deve essere giustamente severi nei confronti della legge e della sua applicazione.

E le 123.567 domande registrate, rapportate alla popolazione straniera complessivamente soggiornante in Italia, incidono per il 4,4% ed evidenziano la tendenza a far venire in Italia un nuovo lavoratore stabile ogni 4 stranieri soggiornanti, con queste differenziazioni per aree territoriali: nel Nord Est 1 nuovo lavoratore ogni 18 soggiornanti, nel Centro 1 ogni 20, nelle Isole 1 ogni 26, nel Sud 1 ogni 28 e nel Nord Ovest 1 ogni 36. Ai primi posti si collocano regioni piccole e con ridotti insediamenti di immigrati, come il Molise e la Basilicata (richiesta di 1 nuovo lavoratore ogni 5 soggiornanti), mentre tra le grandi regioni si segnalano l’Emilia Romagna e la Toscana (richiesta di un nuovo lavoratore ogni 14 soggiornanti, e così è anche per l’Abruzzo). L’Emilia Romagna è la regione che ha totalizzato il più alto numero di richieste di lavoratori extracomunitari (20.106, di cui l’84,3% rimasto insoddisfatto); mentre le regioni con il più cospicuo numero di immigrati (la Lombardia con 653.000 soggiornanti a inizio 2005 e il Lazio con 390.000 soggiornanti) “rivelano, sulla base di queste registrazioni, una richiesta inferiore alla media (16.381 e 15.278 domande, pari rispettivamente a 1 nuovo lavoratore ogni 20 soggiornanti)”.


Autore: lab
Fonte: Redattore Sociale