La notte dei senza dimora


Pubblicato il 17.10.2008 in News Sociale

SENZA DIMORA 11.55 16/10/2008
Il 17 ottobre la Notte dei senza dimora

L'iniziativa torna come ogni anno in occasione della giornata Onu per la lotta contro la povertà. A Milano attesi 150 ''saccopelisti'' solidali; notte in piazza Santo Stefano, dove sarà allestita una ''cittadella'' del volontariato

 MILANO - Come ogni anno, in occasione della giornata delle Nazioni Unite per la lotta contro la povertà, venerdì 17 novembre torna della Notte dei senza dimora, giunta a Milano alla nona edizione. Per l'occasione sono attesi almeno 150 “saccopelisti” solidali che trascorreranno la notte in piazza Santo Stefano dove, per l'occasione, verrà allestita una cittadella del volontariato, con gli stand di tutte le associazioni che a Milano e Provincia si occupano di assistenza ai senza dimora ed estrema povertà.
L'appuntamento è alle ore 20, con la tavolata organizzata dai volontari della Croce rossa italiana, impegnati nella distribuzione di 250 pasti caldi. A seguire (ore 21.30) lo spettacolo “Un naso rosso contro l'indifferenza” messo in scena dai ragazzi di Parada: ex bambini delle fogne di Bucarest che hanno trovato nel mimo e nel circo un'occasione di riscatto. Alle 23 invece è previsto il concerto di “Giù il cappello”, gruppo storico della Notte e, dalle 24, tutti nei sacchi a pelo.
La Notte dei senza dimora è organizzata dal comitato “Quelli della notte” composto dalle associazioni Casa di Gastone, Cena dell'amicizia, Croce rossa italiana – comitato provinciale di Milano, Insieme nelle Terre di mezzo, Progetto arca, Ronda della carità. Quest'anno la manifestazione ha ottenuto anche il sostegno del Presidente della Repubblica.
Oltre che a Milano, l'edizione 2008 della Notte sarà organizzata anche a Bergamo, Bologna, Como, Cremona, Foggia, Lecco, Parma, Pavia, Roma, Rovigo, Vicenza, Voghera. Per informazioni sui programmi nelle diverse città: www.terre.it/eventi.

 

SENZA DIMORA 15.40 16/10/2008
Quasi 5 mila i senza tetto a Milano. 400 dormono in strada
In 1.152 trascorrono la notte in dormitori e centri di accoglienza e 3.300 persone (inclusi i bambini) occupano baraccopoli, aree dismesse e campi nomadi. Oltre il 50% dei senza dimora è italiano. Pesa la perdita del lavoro
MILANO - “La vera paura è quella di non arrivare a fine mese”, è il commento di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, che questa sera parteciperà a un incontro per presentare le iniziative sulle povertà estreme della Provincia di Milano.
“I dati allarmanti del rapporto nazionale Caritas (vedi lancio del 15 ottobre) - prosegue don Virginio Colmegna - fanno intravedere che quello della povertà è un problema strutturale e che si sta allargando. Non basta leggere i numeri, ma bisogna affrontare seriamente i temi sociali e dare delle priorità forti”. Priorità che don Virginio individua nella casa e nelle iniziative che vanno a incidere sul reddito “soprattutto delle fasce più deboli, a maggior rischio, come gli anziani”.
Secondo il censimento condotto all'inizio del 2008 da due ricercatrici dell'università Bocconi, Lucia Corno e Michela Braga, in collaborazione con diverse associazioni che si occupano di grave emarginazione, i senza tetto a Milano sono quasi 5mila. Le persone che dormono in strada sono circa 400, 1.152 che trascorrono la notte nei dormitori e nei centri di accoglienza e circa 3.300 persone (inclusi i bambini) che occupano baraccopoli, aree dismesse e campi nomadi.
Oltre il 50% dei senza fissa dimora è italiano (seguito da un 9% di algerini/marocchini, egiziani, romeni e sudamericani), ha un età media di circa 49 anni. La quasi totalità dei clochard milanesi è maschio: le donne rappresentano poco più del 5% del campione analizzato.

Difficile tracciare una mappa della grave emarginazione a Milano: si tratta di una popolazione estremamente mobile che si sposta continuamente. Basta poco, ad esempio l'avvio di lavori di ristrutturazione in una stazione (come sta avvenendo alla Centrale) per spingere gli “ospiti” a cercarsi un altro tetto. Le concentrazioni maggiori però si riscontrano soprattutto nel centro storico. Il vicesindaco Riccardo De Corato sostiene di averli allontanati, ma le associazioni che si occupano di senza dimora smentiscono (vedi lancio del 9 ottobre): il numero dei clochard infatti è rimasto pressoché invariato.
“Tante persone vivono all'Arco della pace - spiega Magda Baietta, presidente della Ronda della carità - si tratta soprattutto di cingalesi, bevono molto e sono in condizioni di salute non buone. Se dovesse arrivare una gelata improvvisa rischierebbero parecchio”. C'è poi un gruppetto italiani, con gravi problemi di alcolismo, che dormono in piazza San Fedele: “Anche loro sono ad alto rischio, non hanno più la capacità di gestirsi”.
Uno dei fattori che, secondo lo studio delle ricercatrici della Bocconi, hanno portato molte persone a vivere sulla strada è la perdita del lavoro (è stato così per il 24% dei casi). Un evento “traumatico” che però, da solo, non è sufficiente per leggere il fenomeno. “Non è la semplice perdita del lavoro o della casa a far precipitare la situazione -spiega Raffaele Gnocchi, responsabile area grave emarginazione della Caritas ambrosiana -. In questi casi si attiva una rete di protezione sociale, ma ci sono persone che non riescono a mettere in gioco le loro potenzialità residue. E finiscono con il cadere sempre più in basso”.
Leggere questi fenomeni però è sempre più complesso: “La povertà corre veloce - commenta Gnocchi - non abbiamo strumenti per leggere quello che accade e poter anticipare le tendenze. E quindi è difficile fare prevenzione. Il rischio è quello di restare sempre in un'ottica emergenziale”.

 

SENZA DIMORA 16.34 16/10/2008
Pezzana: ''La grave emarginazione si diffonde in provincia''Il presidente della Fiopsd: ''Da un lato c'è l'aumento della richiesta di beni di prima necessità, dato soprattutto da immigrati irregolari (ma iniziano a vedersi le prime famiglie). Dall'altro c'è la difficoltà a rendersi autonomi''
MILANO – Aumentano le richieste di beni di prima necessità, come un panino o un cambio d'abiti e anche le richieste di aiuto da parte di chi si trova sulla soglia di uscita dalla povertà, ma che non riesce a fare l'ultimo passo. “Sono persone che ce l'hanno quasi fatta, ma che non riescono a sviluppare una piena autonomia e mantengono a lungo una dipendenza dai servizi. Un fatto che ci preoccupa molto”. A parlare è Paolo Pezzana, presidente della Federazione italiana organismi per le persone senza dimora che fotografa la realtà italiana in occasione della giornata nazionale di lotta alla povertà in programma domani.

“Purtroppo non esistono cifre esatte per definire la rilevanza numerica del fenomeno della grave emarginazione - spiega Pezzana -. E non avere dati è un problema: queste informazioni sono fondamentali per far proposte politiche efficaci e ragionare sui progetti”. Ma la fotografia scattata dagli operatori dei servizi, che si occupano quotidianamente della grave emarginazione, è comunque efficace a inquadrare il problema.

“Da un lato c'è l'aumento della richiesta di beni di prima necessità - spiega Pezzana - dato soprattutto da immigrati irregolari anche se iniziano a vedersi le prime famiglie. Dall'altro c'è la difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro, a rendersi autonomi”. Una difficoltà che genera frustrazione, sia tra gli operatori dei servizi sia tra gli utenti.
Un'altra criticità è il reinserimento sociale degli ex detenuti che, sempre più spesso viene negato. “Il fenomeno è già esploso negli Stati Uniti e in Italia è ancora sottotraccia - aggiunge Pezzana -. Sono persone che avrebbero gli strumenti per potersi inserire ma che, sempre più spesso, finiscono in strada”.
Grandi città, come Roma e Milano, ma il fenomeno della grave emarginazione si sta estendendo e, sempre più spesso, interessa le città di provincia. “La presenza di homeless in città Mantova, Rovigo, Padova si sta diffondendo in maniera più ampia rispetto al passato -conclude Pezzana-. I numeri sono ancora piccoli ma, in contesti di provincia che non hanno i mezzi per assistere queste persone, bastano poche decine di persone per generare allarme”.

Fonte: Redattore Sociale


Autore: Ilaria Sesana