La città nella stazione


Pubblicato il 18.04.2007 in Eventi

Stazioni, dal ''non luogo'' al modello della ''piazza''

"Con la Finanziaria del 2007 le Ferrovie dello Stato cominceranno a pagare l'Ici e personalmente mi sto adoperando perché quel denaro sia messo in bilancio. La proposta che faccio è di reinvestire le tasse pagate dalle Fs  per risolvere i problemi di disagio sociale nelle stazioni”. Così ha esordito nel suo intervento al convegno La città nella stazione organizzato dalle stesse Fs insieme all"Anci con l’obiettivo di fare il punto sulla rete di centri di aiuto (Help center) attivati in alcune delle più grandi stazioni italiane, Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. “Il primo amministratore delegato di provenienza “ferrovie” e quindi esperto conoscitore di questioni anche tecniche e non solo finanziarie” ha sottolineato Amedeo Piva, responsabile delle politiche sociali del gruppo, dando una piccola stoccata agli amministratori locali ai sindaci in particolare. “La stazione è un punto molto delicato, un punto di intersezione con la città, è un pezzo di città; - ha sottolineato Moretti – purtroppo, quando vi sono problemi, la città le dimentica. Non c’è ancora sufficiente investimento da parte dei comuni”. Moretti ha poi fatto un’altra proposta, più di lunga scadenza: “Dato che le stazioni qualificano la città – ha detto l’amministratore delegato – vanno dunque ricostruiti attorno ad esse alcuni servizi che oggi non ci sono o non sono in mano al mercato. Ho già fatto la proposta provocatoria di aprire scuole materne nelle stazioni, ad esempio; l’importante è recuperare un’idea di socialità nuova e adeguare le stazioni a questa idea di socialità”.  Infine Moretti ha concluso con l’esortazione a proseguire la collaborazione con le Ferrovie dello Stato e comuni con un nuovo protocollo “che abbia forme molto più solide”. “Noi – ha detto - la parte nostra la facciamo e la faremo, e anche i sindaci dovrebbero fare altrettanto”.

 Il convegno era stato aperto da Amedeo Piva il quale ha illustrato la filosofia che da qualche anno anima le politiche sociali del gruppo Fs. “Le Ferrovie - ha detto - hanno come compito quello di far star bene i propri clienti e in questo contesto il barbone è un intralcio al passeggero. Dobbiamo dircelo altrimenti facciamo buonismo inutile. Ebbene quell’intralcio dobbiamo superarlo, ma come? Ci sono tre modi: il primo è la ruspa, cosa ovviamente non possibile, il secondo sono le forze dell’ordine che sono utili ma solo in alcuni occasioni, il terzo le politiche sociali integrate tra le Ferrovie dello Stato e le istituzioni insieme al mondo dell’associazionismo. Politiche sociali per stare a fianco dei cittadini in difficoltà”. “Secondo questa logica - ha aggiunto Piva -  una Spa come le Fs che deve raggiungere i propri obiettivi deve includere anche l’intervento nei confronti delle persone più in difficoltà all’interno della sua mission: non deve fare beneficenza, questi interventi fanno parte del suo bilancio”. 

Piva ha sottolineato il passaggio nella concezione stessa  che si ha in Italia delle stazioni. “A lungo sono state considerate un non luogo solo un punto di passaggio di attraversamento una terra di nessuno, dalla fine degli anni ’90 è partita la trasformazione delle stazioni, cominciando da Termini per far diventare questa terra di nessuno come luogo vissuto e quindi è stato scelto inizialmente il modello del centro commerciale ma dal 2001 si è riflettuto che questo non poteva essere l’immagine corretta della stazione, la quale sarà sempre il punto di incontro di aspetti di affari ma anche di miserie e difficoltà. Il nuovo modello che è stato scelto allora  è stato la piazza. Dal punto di vista ferroviario questo è un passaggio epocale perché le FS sono sempre state uno stato nello stato, un soggetto antartico: passare da questo concetto della presa in carico dei problemi è davvero un passaggio fondamentale”. 

 

Redattore Sociale


Autore: Redazione ONDS