I dati elaborati da Feantsa e Fondazione Abbé Pierre sull'housing in Europa: giovani ed Europa dell'Est maggiormente a rischio. Se sei povero, giovane o vivi nell’Europa del Sud e dell’Est sei molto più esposto al disagio abitativo dei tuoi corrispettivi europei più vecchi e occidentali
È il dato riassuntivo che emerge dalla ricerca sull’housing di Feantsa (Federazione europea degli organismi che si occupano di senza dimora) e la fondazione francese Abbé Pierre, quest’anno alla seconda edizione. Dopo la pubblicazione dello scorso anno della prima graduatoria dell’Indice europeo di esclusione abitativa, i due enti hanno replicato il loro lavoro utilizzando dati raccolti nel 2014 da Eurostat sulla capacità degli stati membri di soddisfare le esigenze abitative dei loro cittadini.
L’11,5% dei cittadini europei vive un sovraccarico dei costi per la casa (si parla di sovraccarico se i costi superano il 40% del reddito), percentuale che sale al 40% per le famiglie povere; il 5% degli europei deve affrontare dure deprivazioni della casa; sono stati 14 gli stati membri a vedere dal 2007 al 2014 una crescita della porzioni di cittadini che hanno avuto difficoltà a riscaldare adeguatamente la loro casa (+4,9% nel Regno Unito, + 7,3% in Italia, +19,1% in Grecia).
In tanti stati i giovani sono sproporzionatamente “affetti da esclusione abitativa”. A incidere negativamente è il taglio di sussidi sociali, fortemente ridotto in molti sistema di welfare nazionale. I cittadini europei tra i 20 e i 29 anni corrono il rischio di non avere casa una volta e mezzo in più rispetto agli altri cittadini; tre volte in Olanda. Secondo i ricercatori di Feantsa e Fondazione Abbé Pierre questa situazione è gravissima perché protraendosi questo stato di cose si creerà una generazione “chiusa fuori” per la quale una casa dignitosa sarà una conquista faticosa.
Date le grandi difficoltà economiche che sta attraversando, non è una sorpresa vedere la Grecia in cima alla classifica. Praticamente tutte le famiglie povere greche (il 95%) sperimentano gravi difficoltà abitative. “Come per gli altri paesi sottoposti alle politiche di austerity della Troika – si legge nel comunicato di Feantsa – i costi e le condizioni abitative continuano a peggiorare e i diritti dei cittadini a essere violati.”
Feantsa segnala inoltre la caduta del Regno Unito, scivolato di otto posizioni al ventesimo posto, a causa soprattutto di forti tagli a sussidi per la casa. Da notare che questa situazione si riscontra soprattutto in Inghilterra, in Scozia invece le politiche di sostegno all’abitare sono state addirittura implementate.
Ponendo l’attenzione sui paesi dell’Europa Orientale si nota il miglioramento della situazione abitativa in Repubblica Ceca e Polonia, mentre in Ungheria e Bulgaria le cose peggiorano. In generale quello che aggrava il tasso di esclusione abitativa in questi paesi sono le condizioni di sovraffollamento ancora molto diffuse, che in Ungheria, Croazia, Romania, Bulgaria, Polonia riguardano il 40% della popolazione.
Le note positive non destano particolare sorpresa. A parte il Lussemburgo che non solo riesce a gestire meglio le ridotte dimensioni del territorio ma tende a “esternalizzare la povertà” in Belgio e in Francia, i paesi nordici godono ancora di un welfare più solido. La Finlandia per esempio negli ultimi anni si è impegnata a migliorare il sostegno all’abitare con programmi sociali ad hoc.
E per quanto riguarda l'Italia? Il nostro Paese rimane nella stessa posizione dello scorso anno, ma rimandendo sempre in fondo alla classifica, cui segue solo la Romania, la Lituania, la Bulgaria, l'Ungheria e la Grecia.
Quali indicazioni trarre da questi dati? Feantsa non esita a spronare gli organismi di governo europei a promuovere politiche di inclusione sociale mirate soprattutto alla casa e ne indica una: mettere a disposizione di chi ne ha bisogno la grande quantità di case vuote. Una completa panoramica di esclusione abitativa relazione sarà pubblicata nel marzo 2017.