Istat. Raddoppiata in tre anni la presenza di ucraini e romeni


Pubblicato il 02.10.2007 in News Sociale

Stranieri concentrati nelle regioni del Centro-Nord: a Milano risiede oltre il 10% di migranti. Al Sud solo l'11,6%. E Prato conta il maggior numero di nati. Il lavoro il primo motivo di trasferimento.
 
Cresce la presenza in Italia di ucraini, passati nell'arco degli ultimi tre anni da meno di 58.000 unità a 120 mila, e romeni, passati da 178.000 a 342.000. L"Istat segnala al 1° gennaio 2007  ancora in forte crescita i cittadini stranieri residenti provenienti dall’Europa centro-orientale: complessivamente l’incremento rispetto al 1.1.2004 è del 48,8%. Più contenuto, anche a causa dell’uscita dalla suddetta area geografica di Romania (+92,5%) e Bulgaria (+73,8%). Anche i cittadini dell'Asia orientale continuano a far registrare aumenti, in particolare i cinesi, cresciuti da 87 mila a 145 mila unità. Contenuti invece gli aumenti degli stranieri provenienti dai Paesi africani (+36% nel complesso),. Tra i cittadini provenienti dall'America centro-meridionale a crescere sono soprattutto degli ecuadoriani, passati dalle 34.000 unità del 2004 alle 69.000 del 2007.

Gli immigrati sono prevalentemente concentrati nelle regioni del Centro-Nord; nel Mezzogiorno risiede soltanto l’11,6% della popolazione straniera, la parte restante è suddivisa fra il Nord-Ovest (36,3%), il Nord-Est (27,3%) e il Centro (24,8%). Un quarto degli stranieri residenti in Italia (il 24,8%) è in Lombardia e - in particolare - nella provincia di Milano dove si concentra il 10,8% del totale degli stranieri residenti in Italia. Nel Centro-Nord la popolazione straniera è distribuita piuttosto uniformemente in rapporto alla popolazione complessivamente residente. L’incidenza è più elevata nelle regioni settentrionali (mediamente pari al 7 per cento del totale dei residenti), un po’ meno nelle regioni del Centro (6,3%), mentre nel Sud e nelle Isole la quota di stranieri è molto inferiore e pari mediamente all’1,6%. La Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto nel Settentrione e l’Umbria nel Centro sono le regioni con l’incidenza più elevata di popolazione straniera (7,6% della Lombardia, 7,5% in Emilia-Romagna e 7,3% in Veneto e in Umbria). Tra le regioni del Mezzogiorno solo l’Abruzzo mostra una percentuale di stranieri residenti significativa (3,7%).

La testimonianza di una presenza più numerosa e stabile nel Nord è il contributo alla natalità, più elevato in queste regioni che nel resto d’Italia: l’incidenza dei nati stranieri sul totale dei nati nelle regioni settentrionali è pari al 15,9%, rispetto a quello del Centro (11,9%). Le province dove i nati stranieri superano il 20% sono soprattutto situate al Nord (Brescia, Mantova, Piacenza, Treviso, Vicenza, Modena), è tuttavia Prato che in termini relativi ha il maggior numero di nati stranieri (oltre un quarto, 27,3%, dei nati in totale). Non mancano segnali di una forte dinamica demografica anche in altre province del Centro, come ad esempio Macerata, Perugia e Firenze dove i nati stranieri hanno superato il 15%. Nel Mezzogiorno l’incidenza dei nati stranieri è bassa, mediamente pari al 2,4%; le province di Teramo, dell’Aquila e di Ragusa tuttavia mostrano valori del tasso più vicini a quelli delle province del Centro (rispettivamente 11,1%, 9,1% e 7,3%).

I numero dei minorenni inoltre indica una tipologia di immigrazione particolarmente stabile e presumibilmente ben radicata nel territorio. L’incidenza dei minori, in rapporto alla popolazione straniera residente, è mediamente più alta nelle regioni settentrionali dove raggiunge il 23,8%, a fronte del 22,6% rilevabile a livello nazionale. Nel Nord-est, il Veneto ha la quota più elevata (24,8%), primato valido anche a livello nazionale. Nel Nord-ovest, è la Lombardia a presentare il valore più elevato (24,0%).  Nelle regioni del Centro l’incidenza è mediamente inferiore alla media nazionale, tuttavia le Marche (24,2%) e l’Umbria (23,0%) presentano valori vicini a quelli propri del settentrione. Nel Lazio il peso dei minorenni sulla popolazione è più contenuto (19,6%); in Toscana, dove l’incidenza dei minori è mediamente del 21,7%, la provincia di Prato presenta una delle quote più elevate di minori a livello nazionale (26,1%). Nel Mezzogiorno, dove la percentuale di minori - in particolare al Sud -  è inferiore alla media, tre regioni evidenziano una percentuale di popolazione giovane superiore al 20% e vicina alla media nazionale: Sicilia (22,4%), Puglia (21,9%) e Abruzzo (21,4%).  Da segnalare il caso della provincia di Trapani, che presenta la quota di minori stranieri più elevata a livello nazionale (29,7%).

Albanesi, marocchini e rumeni, che a livello nazionale rappresentano le prime tre comunità straniere, sono presenti in modo significativo in quasi tutte le aree del paese, seppure con intensità maggiore in alcune regioni. Gli albanesi sono maggiormente presenti in Lombardia (circa 76 mila unità, il 20,3% dei circa 376 mila residenti in Italia), Toscana (13,7%), Emilia-Romagna (11,8%), Piemonte (9,6%). I marocchini sono maggiormente presenti in Lombardia (circa 84 mila individui, 24,4% dei 343 mila residenti in Italia), Emilia-Romagna (15,6%), Piemonte (14,6%) e Veneto (13,6%). I rumeni risiedono prevalentemente nel Lazio (circa 76 mila, 22,2% dei 342 mila rumeni in Italia), in Piemonte (17,4%), in Lombardia (16,5%), in Veneto (14,1%) (tab. 7). Analizzando il fenomeno da un altro punto di vista, quello delle comunità prevalenti nelle singole regioni, si osserva che gli albanesi rappresentano il 22,6% (pari a quasi 11mila individui) del totale degli stranieri residenti in Abruzzo e il 22% (pari a più di 51mila unità) di quelli residenti in Toscana; i marocchini il 25,2% (pari a quasi 9 mila individui) del totale degli stranieri residenti in Calabria e il 16,9% (pari a quasi 54 mila unità) di quelli residenti in Emilia-Romagna; i rumeni il 23,6% (pari a più di 59 mila individui) degli stranieri residenti in Piemonte ed il 23% (pari a circa 76 mila unità) di quelli residenti nel Lazio. Esistono poi comunità che rivestono un ruolo significativo solo localmente, come quella degli ecuadoriani, che rappresentano il 25,2% (più di 16 mila unità) del totale degli stranieri residenti in Liguria, o quella dei tunisini che fanno registrare un’incidenza di quasi il 19% (pari a circa 15 mila unità) in Sicilia. Gli ucraini sono il 27,4% (circa 27 mila individui) e il 13,3% (circa 5 mila unità) degli immigrati dimoranti rispettivamente in Campania ed in Calabria; presenze importanti (con quote intorno al 10%) appaiono, infine, quelle dei cittadini della Serbia-Montenegro in Friuli-Venezia Giulia (circa 8 mila unità), dei cinesi in Toscana (quasi 25 mila individui) e Sardegna (circa 2 mila), dei senegalesi in Sardegna (circa 2 mila unità), degli immigrati dello Sri Lanka in Sicilia (più di 7 mila individui).

Il lavoro è il motivo principale di trasferimento in Italia. Insieme ai ricongiungimenti familiari rappresentano  oltre il 90 per cento dei motivi di presenza degli immigrati in Italia. Il lavoro resta la causa prevalente (1.463.058 permessi), soprattutto tra gli uomini (circa il 78 per cento), mentre per le donne la quota scende al 44 per cento. Tra gli altri motivi, sono oltre 51.000 i permessi per studio che interessano in larga misura albanesi, seguiti a distanza da nordamericani, cinesi e rumeni. L’Istat segnala inoltre  oltre 3.700 permessi per adozione, in gran parte si tratta di bambini provenienti dalla Russia, dall'Ucraina, dall'Etiopia, dal Brasile e dalla Colombia.
 

 

Redattore Sociale