Rapporto sulla coesione sociale. Si tratta dell’11% delle famiglie residenti, corrispondenti a 8 milioni 272 mila individui poveri. Stanno peggio le famiglie numerose, per quelle con figli minori o residenti al sud, e quelle con un solo genitore
“La condizione di povertà è peggiorata per le famiglie numerose, soprattutto per quelle con figli minori e residenti nel Mezzogiorno, per le famiglie dove convivono più generazioni e per quelle con un solo genitore”. Questo l’allarme lanciato dal Rapporto sulla Coesione sociale pubblicato questa mattina da Inps, Istat e Ministero del Lavoro. Secondo lo studio, nel 2010, in Italia, le famiglie in condizione di povertà relativa sono 2 milioni 734 mila (l’11% delle famiglie residenti), corrispondenti a 8 milioni 272 mila individui poveri, il 13,8% dell’intera popolazione. Una persona su dieci vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, “dove cioè meno del 20% del tempo teoricamente disponibile è impiegato in attività lavorative”. Un dato che secondo la ricerca si spiega anche “con la prolungata convivenza con i genitori dei giovani 18-34enni in cerca di occupazione”.
Secondo la ricerca, la povertà relativa mostra i più evidenti segnali di miglioramento fra gli anziani, anche se “una vulnerabilità in termini economici permane soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’incidenza della povertà relativa non scende al di sotto del 26% (7% per la povertà assoluta)”. Sempre nel 2010, “l’incidenza della povertà relativa raggiunge il 28% fra i minorenni se questi vivono con i genitori e almeno due fratelli (è al 10,7% se si fa riferimento alla povertà assoluta), mentre supera il 33% (11,8% nel caso della povertà assoluta) se vivono in famiglie con membri aggregati”. Con questi numeri l’Italia rientra, insieme a Spagna, Portogallo, Grecia e al Regno Unito, tra i paesi caratterizzati dal maggior grado di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi nell’Europa a 15.
“Nel 2010, i paesi dell’Unione Europea a 15 che mostrano i tassi più preoccupanti di grave deprivazione materiale sono la Grecia (11,6%), il Portogallo (9,0%) e l’Italia (6,9%); diversamente, in Finlandia, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Lussemburgo la percentuale di persone coinvolte in situazioni di disagio economico grave è inferiore al 3%”.
Per quanto riguarda infatti l’indicatore sintetico “Europa 2020”, che considera le persone che sono a rischio di povertà oppure di esclusione sociale, nel 2010 è superiore al 22% in sei paesi dell’Europa a 15 (Grecia, Portogallo, Italia, Spagna e Regno Unito). Più a rischio povertà e esclusione sociale, in Italia, le famiglie con tre o più figli, soprattutto se minori, e quelle monogenitori, mentre “la situazione delle coppie con figli non tutti minori appare più o meno critica in relazione alla partecipazione al mercato del lavoro di almeno due percettori di reddito”.